| |
Alessia
Alessia, un cristallo risonante
Alessia
(Associazione Salotto culturale Rosso Venexiano, 2017), sessantanove testi di
poesia che coprono un arco di tempo che va dal 1984 al 2014. Una durata
come l’estensione discontinua delle tante orbite fotoniche che irradiano
movimenti di vita e di esistenza tra stagioni e tempi. Sono le facce del
cristallo poligonale che si chiama “Alessia” o il mondo giovanile che ci
racconta i suoi vari passaggi esistenziali. La durata di un’identità
psico-effervescente fatta di slanci e ricadute gioiose, i cui punti sono anche
le varie stazioni ideo-iconico-temporali che miscelano sensazioni, sentimenti e
pensieri in progress, il mondo di Alessia. “Alessia” è il nuovo lavoro
poetico di Raffaele Piazza. Questo nuovo lavoro del poeta campano (Raffaele
Piazza) si presenta al lettore come una costruzione cristallina. Anzi un
cristallo di simultaneità. Un cristallo che geometricamente ci si può presentare
come una configurazione che si realizza in tanti poligoni sfaccettati
(indicativi in tal senso possono essere certi gruppi di poesie dove la
variazione tematica è legata a un luogo civico-geografico – Alessia a Capri,
a Ischia, a Salisburgo, ad Assisi; oppure Alessia e il fulmine, il fuoco e il
futuro; oppure Alessia vista in una stagione (Alessia attende la
primavera), o in un anno e i suoi mesi come Alessia e San Valentino 2011,
Alessia verso Pasqua 2011, Alessia e il 2012, Alessia e gennaio
2012, Alessia verso febbraio 2012, Alessia e il 2014,
Alessia e febbraio 2014. Una vera e propria fenomenologia cristallografica.
La scristallità poetica cioè che media la visione e la percezione di
ogni singolo testo come se ogni tassello fosse una faccia del cristallo
poligonale che differenzia e si differenzia. Una configurazione che procede per
orbite che si concretizzano in facce trasparenti e onde luminose declinanti
variazioni cromatiche – il rosavestita, l’inzurrarsi di cielo …. – e sonore
corde di “tela”:
«Passano
giorni disadorni
/ pari a polvere
d’argento / a posarsi sulla tela lavorata / da
Alessia nell’ansia
serale / […]»
(Alessia e la tela, p. 7). Come dire i fonemi che il principio di
equivalenza correlaziona passando dall’asse paradgmatico al sintagmatico dei
materiali dei versi). Una sonorità che, unitamente alla tessitura
compositivo-sintattica del verso, ritma suoni e accenti semantizzati aperti e
chiusi, aspri e non aspri, così com’è la vita e l’esistenza di Alessia con le
variabili metriche del tempo che com-pongono la sua identità spirituale e
materiale determinata.
È
il ritmo, fra l’altro, che Antonio Spagnuolo nella sua prefazione indica poi
quale efficace luogo di esplorazione del dettato poetico di Piazza in “Alessia”;
e tale che «Nessun rimpianto è sospeso». In controluce infatti «scattano
possibili passaggi di aneliti, di dolci pieghe, di nascoste ispirazioni verso
graffianti e un poco amare rivelazioni. Alla memoria collettiva è dunque il
ritmo all’interno del tempo, un tempo che, nelle sue continue oscillazioni,
impone i suoi spostamenti tra paesaggi inventati o metafore avvincenti». E il
tempo delle poesie di questo libro di Piazza è quello dell’arco compreso tra il
1984 e il 2014 come una durata scandita dai vari movimenti messi lì a tracciarci
il cammino della giovane Alessia per qualificarne le soste e i pensieri d’amore
e di vita.
Una scrittura poetica quasi a
stazioni di posta che, come tappe spazio-temporalizzate, a parere nostro,
servono a controbilanciare la forte tendenza d’intimismo lirico – che il libro,
secondo noi, sembra evidenziare lì dove la materialità dei corpi e degli
incontri con Giovanni si consuma nel “privato” sentimentale delle “sillabe del
sogno” (Alessia e il foglio bianco, p. 28). Rilevabile è però anche una
controforza del verso dove corre la metafora quale tecnica di dialettizzazione e
ri-flessione con presa di distanza; il distacco che esteriorizza (meta-pherein,
porta fuori) il vissuto. Rilevabile è altresì anche la logica di certe analogie
“retoriche” che, tramite la poli-funzione del termine “come”, sembra immettere
il senso di una forza logica tesa a non far predominare troppo gli abbandoni
dell’anima romanticizzata. Il come, utilizzato anche come avverbio o
congiunzione, è pure una ana-logia (analogia), quel rapporto che
cogliendo la somiglianza di certe parti (delle cose chiamate a rapporto) ne
allontana nel contempo l’identificazione. Un espediente, il come, di cui il
poeta si serve per argomentar-ci l’avvicinarsi e insieme l’allontanarsi
dell’essere di Alessia nel suo stesso essere “come”…; come dire che il poeta nel
tratteggiare la figura di Alessia non rinuncia a dirci che in corso d’opera c’è
anche il passo della ratio. Non ci sono solo
«angeli
con liuti, cetre ed arpe / a cantare la vittoria intonata / in un soffio di
brina. […]».
Esemplare in tal senso
è la poesia “Alessia e il foglio bianco” (Alessia, pp. 28-29).
Per ricominciare la vita a scriverla / con incerta grafia sul foglio / bianco
trovato nel diario dell’ / adolescenza, Alessia, venti anni / contati
come
semi. Tutto accade / nel tracciare sillabe nel sogno / ad occhi aperti, teso
sulla sera / di cobalto a inazzurrarsi in trasparenza lieve sulle linee del
tramonto /
come
una conca d’arancia / Tutto accade
come
nel lattescente / mare della tranquillità lunare, / […] Tutta accade una vita /
scritta con mano tremante la / parola amore, resiste sui muri / duali delle
anime in storie di baci / dati con passione di ragazza / e rise Alessia
come
una donna / […] / in un soffio di brina. Ecco, detersa la /favola accompagna la
storia / con i nuovi figuranti e gli amici.
Nel cristallo “Alessia” –
come nel suo focus quantico e nell’insieme delle risonanze che ne
qualificano il complesso e caldo mondo d’amore e intrecci verbo-materiali – non
c’è rapporto che non leghi somiglianza iconica e volontà concettuale,
l’intreccio che strappa le parole alla loro astrattezza di puro segno verbale.
Il mondo-Alessia, di cui il poeta Raffaele Piazza coglie poeticamente il
divenire-donna, è quel del cristallo poligonale (ripetiamo) che lascia il suo
fuoco centrale ardere per figurarsi drappeggio di rosa-azzurro-vestito (colori
che si ripetono nel linguaggio del poeta Piazza). Una ri-petizione (un movimento
anaforico) che può essere il ri-iniziare della vita in ogni suo-punto-istante
come impasto di contenuto e forma e variazioni espressive. Un piegarsi e
ripiegarsi nella tela dei rapporti che la vita e il tempo non smettono di
tessere. Un drappeggio di colori, luci, percezioni, pensieri, attese… che
saltano da un’orbita ad un’altra come pieghe svolte e flesse, votate a inseguire
e spingere la vita in cerca di poesia come un cristallo risonante di radiazioni
in cifra.
Marsala, 13
aprile 2017
| |
 |
Recensione |
|