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Altre stagioni
La
corposa raccolta Altre stagioni di Franco Orlandini, poeta, scrittore e
saggista marchigiano, è composta da circa un centinaio di poesie brevi, le quali
si succedono armonicamente l’una all’altra senza essere divise in sezioni. In
esse il poeta trasporta i suoi più intimi ricordi e lascia fluire le sue
riflessioni ed emozioni più profonde, che a volte esterna con limpida chiarezza
altre occultandole in metafore, allegorie, similitudini, nelle quali gli
elementi naturali diventano termini di paragone privilegiati. Per rendere i moti
della propria anima più condivisibili dai lettori, si serve infatti di immagini
di voli di uccelli, fiori, ambienti acquatici e marini, ecc., e di una vasta
gamma cromatica, nella quale predomina l’azzurro, nonché di alternanze di luci
e di ombre.
Spesso
quando il poeta compara le passate stagioni della sua esistenza con quella
presente, rammenta la malinconica solitudine che gli pervadeva l’anima prima di
incontrare l’Amore, come si può notare nella poesia Il cancello: «Per
lungo tempo rimase serrato | della mia solitudine il cancello… […]. La ruggine
cresceva sulle aste, | la tristezza nel cuore. | Stavo in attesa d’una chiara
mano | che mi porgesse un fiore; che giungesse | un soffio dell’obliata
primavera… | E vennero la tua mano, ed il soffio, | ad aprire il cancello…». Nel
leggere i versi della poesia successiva, Giorno nuovo, si ha, però, la
sensazione che sia certo che «un’avventurosa luce» carica di spiritualità,
«scesa dai vertici», possa cancellare il suo senso di solitudine e frantumare
quell’oscurità che, in alcuni momenti dell’esistenza, rende incerto sia il suo
cammino sia quello di ogni uomo.
Quando
Orlandini si sofferma a osservare con occhi critici la stagione che sta vivendo,
gli viene spontaneo chiedere alla “danzatrice Primavera” di regalargli ancora
dei momenti felici «Lungo il rude tracciato dei [suoi] giorni» (p. 40); quando
invece riflette su cosa può riservargli quella futura, sente che sarà
sicuramente piena di incertezze e di silenzio, ma è anche fiducioso che la sua
anima riuscirà ad appagare il desiderio di raggiungere la vera meta: quella
sorgente in cui si riflette «la figura dell’essere integrale» (p. 91).
Il suo
percorso poetico in Altre stagioni è segnato dal malinconico senso del
trascorrere del tempo, che tutto consuma e cancella, e dall’attesa di
quell’ultimo approdo, dove l’anima si congiunge con l’eternità e viene «svelato
dell’Altissimo» il vero volto.
Lo stile di
Franco Orlandini è elegante, ricercato, musicale, e non diventa mai banale,
mentre la sua sensibilità poetica, pur prediligendo l’aspetto intimistico, non
gli permette né di ignorare gli altri uomini, che sente fraternamente vicini, né
di non vedere le ferite inferte alla nostra “comune casa”, la Terra.
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Recensione |
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