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Gouaches letterarie
Il titolo Gouaches
letterarie è davvero appropriato per questo libro di Duccio Castelli, in
quanto sia la veste editoriale sia gli scritti in esso contenuti sembrano
ispirarsi ad una tecnica pittorica ben precisa: il “gouache” (guazzo) appunto.
Pennellate colorate, infatti, danno vita alla copertina, mentre altre dalle
sfumature grigio chiaro e scuro incorniciano le parole dei testi facendole
risaltare sulla pagina bianca.
Gli scritti sono quasi
tutti brevi (ad eccezione di Corridoio e 4 camere e Americas), ma
mai banali o noiosi. A tratti alcuni sono attraversati da una sottile vena di
malinconia scaturita dalla consapevolezza da parte dell’Autore dei cambiamenti
prodotti dal passare del tempo. In essi il Castelli non si limita a raccontare
di episodi interessanti o buffi capitatigli, dei propri familiari, amici o
persone speciali incontrate, dei luoghi dove è vissuto e dei loro particolari,
dell’atmosfera del dopo guerra e di quella dei nostri giorni, della sua passione
per il jazz e dell’affetto nutrito nei confronti degli animali, dell’importanza
che hanno per lui l’amore e la fede, spesso, infatti, nelle loro chiuse esprime
anche fulminanti riflessioni con disarmante immediatezza. Ad esempio in La
Guerra scrive: «La malvagità dell’uomo – quando prevale – porta alla guerra.
Sempre».
La “protagonista” di
Gouaches letterarie è soprattutto la vita, considerata dall’Autore un dono
da apprezzare appieno. Consapevole di quanto sia preziosa, ma effimera,
suggerisce di trarne: «il succo profondo, il senso, che va molto più in là di
ciò che ci appare (ciò che appare, poi sparisce. Presto)» (Spezzati di vita)
e di dare importanza alle cose che contano davvero, come l’Amore.
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Recensione |
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