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Letterina di NataleLa piccola raccolta di racconti di Gianni Ferraresi dal titolo Letterina di Natale è formata da tre testi, che hanno come sfondo principale il tema del Natale, una festività religiosa molto sentita dall’Autore sia per i suoi messaggi sia per i ricordi a essa legati.
In quegli anni tristi e difficili, lui era ancora un bambino e viveva con i genitori in un piccolo paese, senz’altro più sicuro delle grandi città che spesso venivano bombardate pesantemente. Per questa ragione, alcuni parenti del padre e della madre che abitavano in città ritornarono al paese per cercarvi riparo. E l’Autore, “il piccolo di casa”, fu felice di conoscerli e di ricevere coccole e attenzioni da tutti loro, nonostante la cupa e pesante atmosfera bellica. Il Ferraresi ricorda ancora con simpatia e affetto il prozio Loris e la prozia Dolores, ma soprattutto un cugino della madre di nome Ermanno, tornato da poco dalla “campagna di Russia”, che lo trattava come un amico e che il giorno di Natale lo accompagnò alla Messa. Il loro rapporto d’amicizia, nonostante la differenza di età e la lontananza, negli anni non si era mai interrotto e l’Autore, anche dopo la scomparsa di Ermanno, continua a sentirlo sempre vivo. L’importanza della stalla è il titolo della storia raccontata nel secondo testo. Proprio attraverso la sua narrazione, un nonno cerca di far «capire meglio l’importanza della stalla di Betlemme» (p. 7) al proprio nipotino. Il personaggio principale è Maria Maddalena, quello secondario un mercante ebreo di nome Isaia, che vuole conoscere meglio la figura di Gesù. Proprio per avere delle risposte alle sue tante domande e per sciogliere un dubbio sul perché Gesù abbia scelto di nascere in una misera stalla, il mercante si reca da Maria Maddalena. La donna gli spiega che al momento della sua nascita quella fredda stalla, per merito di “un coro di Angeli e una luce splendida”, si trasformò “in una reggia” e che qualcosa del genere accade a ogni uomo quando riceve il Battesimo. Se lo vive con Fede, infatti, «porta a far nascere Gesù nel [proprio] cuore, molto meno accogliente di una stalla, per liberarlo da tutta la sporcizia del peccato, e trasformarlo in una splendida dimora, suo rifugio e luogo privilegiato del suo amore come la stalla di Betlemme» (p. 12). Nel terzo e ultimo racconto, La letterina, si parla di una letterina di Natale, prima persa e poi ritrovata in modo davvero inaspettato. Come ogni anno, l’Autore, con l’aiuto della mamma, scriveva un’elaborata letterina destinata al padre, nella quale prometteva di essere “bravo, buono e ubbidiente”. La madre la custodiva fino al giorno di Natale per nasconderla poi tra le pieghe del tovagliolo del padre. La vigilia del Natale di cui racconta, però, la madre non la trovava più. E anche se entrambi la cercarono dappertutto, non riuscirono a scoprire che fine avesse fatto. Si sentiva triste, perché era sicuro che il padre sarebbe rimasto deluso. Il giorno dopo, invece, quando tutti erano seduti a tavola per iniziare a pranzare, nel momento in cui il genitore aprì il tovagliolo per appoggiarlo sulle gambe, come per magia la letterina riapparve. Gianni capì che il padre stesso l’aveva trovata e che non lo aveva rivelato a nessuno, nemmeno alla moglie, dimostrandogli così quanto ci tenesse a riceverla. Da quel Natale il rito della letterina si rinnovò ogni anno e dopo la sua morte lui ha continuato a scrivergli “con il pensiero”. Leggendo questi tre racconti si può capire sia quanto sia presente in Gianni Ferraresi una forte sensibilità religiosa sia quanto siano ancora vive in lui le emozioni legate a questi suoi ricordi. |
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