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Ricordando Gemma Menigatti Scarselli

“amica forte e dolce”

Le testimonianze di Rossano Onano e Maria Luisa Daniele Toffanin

Sono ad Erice, alcuni anni fa, nel teatro Gebel Hamed, dove si sta svolgendo la premiazione del Premio Letterario “L’anfora di Calliope” e sto aspettando il mio turno, pensando al freddo che sento: ma è possibile una cosa del genere in Sicilia, a marzo? Improvvisamente, una voce dal palco dice «Leggerò alcune poesie tratte da Mia diletta sposa». Subito la mia attenzione si rivolge a questa figura femminile a me poco nota, ma di cui conoscevo il marito Veniero Scarselli, incrociato al Premio Cinque Terre (dove fu premiato proprio con la pubblicazione di questo poemetto), ora qui insignito alla memoria, con motivazione redatta da Franco Campegiani.

Mi dico:“Che donna coraggiosa, lui è da poco mancato e lei è già qui, ambasciatrice della sua poesia”. Questo fatto mi commuove e mi congratulo con lei. Così è naturale, poi, ritrovarmi a cena con Gemma al mio fianco ed accendere con lei un dialogo su comuni ricordi di premi, di personaggi del mondo poetico e soprattutto su Veniero, di cui mi era ben noto lo spessore artistico e intellettuale. Come se ci frequentassimo da tempo, cominciamo a collaborare e a stendere alcune nostre comuni convinzioni, culturali e umane, sulle figure di questo mondo della poesia. Ne nasce la bella conversazione “Fra le nuvole di Erice”, apparsa a suo tempo su La Nuova Tribuna Letteraria. Ma il piacere dello stare insieme non si spegne ad Erice né tra le pagine della rivista, continua ad essere vivo nella reciproca presenza nelle nostre vite.

Gemma è ospite a casa mia e gode di raggiungere Badia Polesine, con me e mio marito Massimo, curiosa com’era culturalmente. Insieme visitiamo quello splendido teatro che è la Piccola Fenice di Badia, ammiriamo la bella mostra dedicata all’impressionista Balzan e l’abbazia benedettina della Vangadizza, ora restaurata. Gemma è entusiasta di tutto, pure della presentazione della rivista polesana Ventaglio90 organizzata in quel luogo per noi appartenenti al Cenacolo di poesia di Praglia. Sempre con questo suo amore e generosità, arriva al Centro Universitario di Padova, l’8 giugno 2016, per la presentazione di Florilegi femminili controvento. Viene da Arezzo: vuole leggere la sua recensione al mio libro, dimostrando grande spirito critico e affermando in questo modo l’affetto che aveva per me e per la mia poesia. Io la seguo, col pensiero, nei vari premi cui aveva inviato le opere del marito, ammirandone la volontà di tener viva la sua arte poetica e farla conoscere ovunque. E incontri quasi quotidiani attraverso internet, tramite il quale mi invia locandine di concorsi letterari. Alle volte è stata lei a ritirare i miei premi, insieme a quelli per suo marito, in questa sua vocazione quasi di nomadismo culturale.

Si stava insomma sempre insieme, in vari modi. Ora che Gemma ci ha lasciati, a fine marzo, ho il grande dispiacere di non aver accettato i suoi inviti a Pratovecchio e di non aver conosciuto il cane di cui mi parlava sempre: sarebbe stato bello trascorrere delle ore insieme in quella enorme casa, circondata dal verde. Non bisogna mai rimandare nella vita! Ero felice, però, quando mi comunicava che era lì, a lottare magari contro qualche topolino sceso dal camino, assieme alle sue sorelle o all’adorata figlia Teresa con il nipotino. Mi rallegravo quando la sapevo a Mogliano, dove seguiva il nipotino nelle lezioni o lo accompagnava al cinema o in altri luoghi di divertimento, oppure a Venezia, insomma quando con Teresa e gli altri parenti acquisiti faceva famiglia nella sua nuova residenza, colmando così la grande assenza di Veniero.

Il nostro ultimo incontro è stato a Treviso, a Casa dei Carraresi, sempre per la presentazione di un mio libro, incontro concluso con una breve sosta da mia sorella Anna, che lì abita. Ora capisco che anche Gemma è stata parte importante della mia vita e sono contenta di poterne parlare, per continuare quel dialogo mai interrotto fino ai suoi ultimi giorni. Un dialogo frammentario ma intenso, articolato anche nei sapienti giudizi che mi inviava sulle mie cose, sentendoci appunto unite anche attraverso il legame poetico. Poi l’ho reincontrata nelle sue lettere a Rossano Onano, nel tempo della dipartita di Veniero, riportate dallo stesso autore nel saggio Testimonio eternamente errante. La simbologia biblica nel primo e nell’ultimo Veniero Scarselli (Genesi Editrice, 2017, Premio I Murazzi). Lettere che riconfermano le mie convinzioni in base alle quali l’amicizia, lungo o breve che sia il tempo della sua durata, quando è autentica è come un nutrimento affettuoso all’anima, come un viatico che ci accompagna nella vita, come un camminare con Cristo accanto. Ora, cara Gemma, ti penso con grande affetto assieme a Veniero, ricomposti nella pace di un Pratovecchio celeste, con il cane maremmano a lato e i vostri pesci guizzanti negli acquari di Dio.

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