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Prefazione a
Mascara
di Rossano Onano

la Scheda del libro

saggistica

Domenico Defelice

L'ironica poesia di Rossano Onano
Tra... triangoli, bermude, maliarde e tant'altro

Diverse son le sillogi di Rossano Onano sorelle a Mascara per stile, giochi verbali, provocazioni, evocazioni. La più prossima è Ammuina. Entrambe si distinguono dalle altre anche per un titolo così breve. Ed è da Ammuina che bisogna partire se si vogliono cogliere tutte la ambiguità e i travisamenti. Perché la poesia dello scrittore reggiano quasi mai è seriosa. Più che gravi, a nostro avviso, sono, invece, o temi trattati, mescolati a un linguaggio corrosivo e liquido, insidioso, pieno di buche, che molto spesso trae in inganno. Sabbie mobili: “scrivo / (…) dicendo il contrario di ciò che penso / infatti è ammesso / infatti non è concesso / che sia ugualmente lontano dalla verità / il contrario di ciò che penso / e ciò che penso / quando dico sfinito la verità”.

Gli ammiccamenti sono continui e spiazzanti: verso la pubblicità televisiva, per esempio, il sesso, la storia passata vera o verosimile... Ironici, smaliziati come siamo e dotati di lieta, calda fantasia, ad aver tempo ci caveremmo tante fiabe equivoche (nel significato che oggi diamo al termine), o solamente sfuggenti, inafferrabili! Ma il tempo manca, come scriveva ironicamente Leopardi (che si riferiva all'uso della lima...). Accenniamo solo, perciò, ad alcune delle tante metafore o figure da doppio o triplo senso che s'incontrano.

Rimandano alla pubblicità, la bellezza monumentale sfolgorante azzurri e biancori dell'incrociatore della Pacific Travel Group e del Mediterraneo Travel Group, con la sofisticata signorina delle prenotazioni, la quale, mentre tratta con i clienti, “tormenta il pearcing sulla narice affilata”; e la “piroga maori” e “la vergine bruna”, che evocano le tante spiagge dorate delle vetrine delle agenzie turistiche, ma anche un recente spot per internet. Un prototipo l'abbiamo però in Morgana, bella lucertolona che “si spoglia sulla pietra incandescente”. Pure “il pirata meticcio”, dalla finta benda sull'occhio, ci porta alla tv e al cinema, ai tanti film sul tema, affollati di bellissimi “figuri” d'ambo i sessi, tra ammazzamenti, colonne sonore urlate, effetti speciali; persino l'autoaffondamento della nave è una cerimonia “spettacolare”...

Richiami sessuali reca la ragazza che “scioglie il perizoma” attirando i naviganti più che le sirene Ulisse; Marina, che divarica “il cuore come un'esca” e suggerisce il divaricare delle cosce, anche per l'accenno successivo al mare fecondato; il maschio che prepara “cucinati precotti” per la femmina che odora d'albume, con glia accenni alla “fossa delle marianne” (la caverna femminile tanto amata dagli uomini?) e al triangolo delle bermude (entrambi i termini sono indumenti che sanno di salsedine ed altro); la sindacalista che sfodera “tutto il suo clitoride sul tavolo / delle trattative”, tra gli ammiccamenti e i sorrisi salaci della controparte; “la pubere / escort” dalla “spallina scoperta, bellissima”; la ragazza che viaggia chiedendo passaggi ai camionisti con “sotto le gambe sottili” la “commerciale / Via Francigena”, metafora stracarica d'erotismo perché invita a figurarci, più che la strada da lei lungamente calpestata, il suo sesso logorato dall'uso...

Al passato storico vero o verosimile rimanda, per esempio, il “vescovo conte”, che “Veste la maglia di ferro luminosa nel sole”...

Si potrebbe continuare a lungo con similitudini, ambiguità, rimandi. Insomma, Onano non è noioso. Onano ama giocare, con le figure e con la lingua: “malcometto” (per Maometto), “peccata”...; le voci, veramente usate nel passato, hanno però richiami più vicini a noi; Gassman e il suo Brancaleone, l'uso spaccone e ironico che il grande attore, “il mattatore” per eccellenza, ne faceva sul set, nei salotti, nelle tante interviste tv.

In questo pot-pourri di figure e suoni, Onano tratta – come già accennato – temi assai importanti e di grande impatto sociale. Via Turri è quella che immette alla Stazione di Reggio Emilia, abitata per l'ottanta per cento da extra comunitari e per il resto da indigeni in là con gli anni, senza neppure un bambino; la Stazione di Reggio Emilia è continuamente invasa da colorati, da venditori ambulanti (la “gente di mercanzia”), da prostitute (“la nigeriana bionda”); le lotte sindacali sono ormai prive di logici sbocchi, tra maschere, fracassi, slogans, parole scurrili; vere e proprie sagre delle vuotaggini, insomma, sicché, appena cala il silenzio, i lavoratori si trovano più poveri e meno tutelati di prima. Onano scherza amaramente con la sindacalista che mette sul tavolo tutto il suo clitoride, ma si indovina facilmente da che parte sta e l'uso che farebbe del suo sorriso al vetriolo.

Giacché la mascara copre, aggiusta, sta al lettore svelare e far sue le tante crude, amare verità.

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