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La città necrofila
Il titolo di
questa raccolta di racconti La città necrofila farebbe pensare ad
atmosfere tenebrose e ossianiche, senza dubbio non sono sempre edificanti ma
neppure terrificanti, anche perché a Luciano Nanni non importa edulcorare la
realtà ma la vuole fare emergere quale essa è oggettivandola. Il volume
ponderoso racchiude molti brevi racconti che si snodano in vari anni dal 1978 al
1981 in cui un io narrante con puntigliosa acribia scava a fondo nella
presentazione di situazioni più diverse di sé e dei personaggi e nella
descrizione di luoghi e di oggetti. Lo scrittore mira a dare una immagine
veritiera della molteplicità e varietà della realtà, costruendo ogni particolare
che serve a delineare personaggi e cose. Il suo impegno di scrittura agisce non
per l’analisi introspettiva dei personaggi ma per rilevare le loro figure
concrete e gli oggetti.
E’ una
umanità talora estrema che parla, si muove, agisce e in qualche modo richiama
alla mente le inquietanti pitture di Hieronymus Bosch che rappresenta nelle sue
opere gli uomini come appaiono di fuori con le brutture fisiche, con le manie,
con i tic, con le paure. In questi racconti efficaci e sapienti si staglia una
numerosa carrellata di ritratti, autentici e intensi, di personaggi che vivono
una loro vita senza lasciare alcuna traccia di sé. Il grottesco e l’irrazionale
sembrano talora prendere uomini e donne in una sorta
di cupio dissolvi. Il dramma della
quotidianità di gente comune sullo sfondo di una esistenza senza amore o
riscatto della propria condizione diventano i protagonisti dell’opera dello
scrittore.
L’eros occupa
gran parte dei racconti; è un eros cinetico, sensuale e violento che tende
soltanto al piacere fisico privo di sentimento e bene rispecchia l’indole dei
personaggi. Questo volume si sviluppa attraverso narrazioni che inducono alla
riflessione, approfondiscono ed esasperano temi sul tempo effimero dell’uomo,
sulle passioni dell’animo umano, sulla solitudine, sulle aporie esistenziali,
sulla vecchiaia, sul senso stesso del vivere. Luciano Nanni senza nessuno
intento ideologico con un linguaggio limpido e agile, che rende piacevole la
lettura dei racconti, ritrae in modo diacronico una storia minore ma esemplare
della nostra società.
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Recensione |
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