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Prefazione a
Come gioco dell'anima
di Enzo Dematté

la Scheda del libro

Fierezza e lucidità

Delle cinque parti di cui si compone la raccolta di Maria Antonia Maso Borso sotto il titolo di Come gioco dell’anima (Edizioni del Leone), basterebbe una sola a giustificare l’impresa poetica, distribuita in sillogi nelle quali l’appunto cronologico e quello psicologico si compenetrano e spiegano reciprocamente.

“L’età forte”, non a caso in posizione centrale nel libro, rappresenta entro l’itinerario esistenziale dell’autrice il luogo d’incontro (fusione e insieme urto) di tutti gli impulsi, le emozioni, i sogni, gli incanti, le denunce che si incalzano nelle pagine inseguendo per vie schiette, spesso originali, il bisogno di scavare-scovare nuclei coerenti di memorie e motivi costanti del proprio impegno nella vita.

“L’età forte” viene dopo l’immersione intensa, stupefacente de “L’attesa”, dove la tenerezza asprigna dei ricordi alterna note realistiche a immagini solari e vaporose; e dopo ancora “Sentimento d’amore”, in cui il tema si concentra tutto nella schietta naturalità della passione, che annulla ogni immagine per prorompere sincera nel tumulto irrefrenabile dei sensi: sogno crudo e vivo al punto di imporre alla stessa poesia  di far corpo totale con esso.

Qui, nella terza silloge, il registro già splendido dell’assalto passionale appare superato da un motivo diverso, rispondente ai canoni di un’altra età e teso ad esigere l’intervento della ragione a difesa di un’autenticità divenuta condizione di salvezza.

Nelle nuove composizioni la poesia pulsa nel vivo dell’esperienza giunta alla maturità di sé: ne trae i motivi, li porge e li rivendica. La coscienza propria dell’età forte di aver compiuto, con il dono della maternità, l’oggettivo “dovere” verso la vita, fa affiorare alla superficie altre esigenze insopprimibili, in nome delle quali la persona non accetta di essere rimeritata in termini di abitudine, bensì insorge a rigiocare fieramente tutta se stessa in una nuova identità: ed è identità tutta femminile.

I versi della Maso acquistano una forza logica sorprendente nel richiamare sempre nuovi elementi capaci di portare il tema a sviluppi spirituali di coerenza imprevedibile.

La maternità, per seguire il percorso poetico dell’autrice, si fa soglia simbolica; segna l’ingresso magico per il quale la realtà si fonda col mito, fonte di affetti esaltanti quanto gioie limpide ed esplosive. Eppure, ecco la svolta psicologica, con la maturità e dopo la maternità la madre resta donna, mentre il suo compagno, l’uomo (polo imprescindibile della passione) troppo docilmente rinuncia alla propria parte nel mito per ritirarsi in una stagnante posizione di “pater”. Così il male dell’abitudine insidia e turba l’armonia della coppia che, nella donna, reclama invece di reinventarsi di continuo.

Sopra l’incombente realtà dimissionaria emerge quindi, e prende corpo, una coscienza tutta femminile, ancora vigile e tenera sui sentimenti, tuttavia non disposta al compromesso. La forzata solitudine si fa protesta e denuncia. La poesia, solo in apparenza battuta dalle ragioni dell’ordinarietà, ne respinge e compiange (non senza amarezza) anche la sola ipotesi.

Via via, lungo l’itinerario della raccolta, l’insofferenza si misura con tutti gli elementi del conflitto, li discute e diviene assunzione di coscienza. La poesia chiude d’imperio la parentesi del “dovere” (pur inteso nel modo più nobile come creazione di libertà), spregia la ritirata e, contro la mentalità di resa, dà voce nell’anima ad un canto mai sopito.

Così l’autrice delinea in versi sicuri ed efficaci il miracolo della seconda, o piuttosto dell’eterna, giovinezza: il cuore che batte di nuovo, dietro un’insistente richiesta d’amore, se pure con una fondamentale differenza, quella per cui nel pieno dell’estasi la nuova coscienza di sé, la ritrovata identità femminile non verranno ormai meno.

Da questi spunti si sviluppa tutto un crescendo che ritma la maturazione evidente, impetuosa, incoercibile della personalità. La forza dell’età fornisce linguaggio alla poesia, che scava e mette in luce i sentimenti, diremmo che li lancia allo scoperto, mischiando attesa, delusione e imputazione. I particolari incalzano senza scadere di tono: sicurezza e ironia avanzano insieme passo passo, contro le insidie della sonnolenza e della viltà.

Dunque è la poesia della vita che invoca la sua parte esclusiva, respingendo di pagare in proprio la colpa di amare e rifiutando il compenso della banalità. Così, assumendo il coraggio delle conseguenze estreme, diviene logico e meritorio far emergere nella coppia i contrasti penosi e perfino rabbiosi di cui si alimenta la conflittualità del sentire. Se le vie divergono, prospetta consapevolmente l’autrice, non si tratta solo di incomprensioni di forma o di linguaggio: perciò la forza che si incarna in solitudine deve trovare l’ardimento di inquietare sentimenti mortificati, soffrendo la divisione fra la pietà dell’altro e il proprio strazio vitale. La passione resta costretta sullo sfondo. E, mentre l’uomo paga alla vita un prezzo di metodicità allucinata, nella donna l’amore urge con ali di sogno e forza di ribellione.

Altri concetti sulla scia di questa intuizione completano la coerenza del quadro, dove l’analisi sembra non volersi esaurire. La passione d’amore, nutrita dall’età forte, arriva a farsi strumento di distacco-liberazione anche dagli attributi del proprio fascino fisico, i quali possono essere concessi in dono, conservando per sé l’essenza liberatoria che ne promana.

Così il nuovo assalto dei sensi è abbracciato totalmente e insieme seguito con coscienza e chiarezza fino in fondo: perché è ora la manifestazione dell’identità, non più la condizione di quella. Tant’è vero che dopo il tumulto passionale la consapevolezza frena il rimpianto degli ultimi sussulti, non si dissolve in nostalgia, ma in ulteriore fierezza e lucidità.

Con le poesie finali della silloge prende forma di chiosa la diversa registrazione dell’esperienza: si ribadiscono i corollari dell’età forte e si delinea la reale identità della persona.La solitudine non ne è già il risultato, quanto piuttosto la variante. L’essenza infatti, il vero coraggio è l’accettazione di sé.

Nella dedica che chiude la parte centrale della raccolta, la ribellione è offerta ai figli, non forse per l’illusione di un improbabile trasferimento dell’esperienza, bensì per lasciar loro, mercé la forza del dono, la porta aperta all’autenticità del vivere. Quasi il compimento spirituale della generazione fisica.

Il messaggio di poesia che l’autrice affida a un’invenzione così fervida e coerente si riassume nel concetto illuminante che l’aspirazione soggettiva al mito, alla pari di quella altruistica al sacrificio, produce effetti di aridità e solitudine qualora pretenda di escludere o mortificare la passione, elemento liberatorio della natura umana e chiave indispensabile dell’identità della persona in ogni fase esistenziale. Proprio nella maturità la sua forza, lungi dall’affievolirsi, carica lo spirito di significati che esaltano la stessa ragione.

1988

Materiale
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