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Affari di cuoreL’ultima raccolta poetica di Paolo Ruffilli, Affari di cuore, tratta il duplice tema della passione amorosa e di quella erotica: se la prima conosce la gioia e l’infelicità, il dialogo e l’incomprensione, la generosità e l’egoismo, la seconda è segnata dal piacere e, talora, dalle venature di sadismo che affiorano quando l’attrazione è totale, esclusiva, incontenibile. Quasi fosse simile, il corpo amato, al cibo delle origini, al latte della fase orale neonatale, per intenderci, studiata da Freud e da altri psicoanalisti. In particolare, Margaret Mahler e Melanie Kleine hanno ben sottolineato il rapporto simbiotico del bimbo con la madre, il suo desiderio illimitato di fagocitarne, di distruggerne il seno.
Incedere spezzato, utilizzo frequente dell’enjambement, un fiume di immagini che procede per anse e dirupi, che si ferma e poi riprende il corso, deciso, intenso: Ruffilli compone, in tal modo, versi brevi e franti, che si richiamano a vicenda, dopo le cesure, dopo le apparenti digressioni. Assonanze e rime creano, intanto, un fluido senso d’insieme, un’impressione di tracimante, malinconica musicalità, un ritmo elegante, subito individuabile come la cifra lirica del poeta: “Il tuo fiore | ben protetto | preservato sottoposto | custodito nelle strette | coronato perfino | dalle spine | (…) | in difesa vigilato | sul confine | da una lama più | sottile | che smarrita però | non mi recide | mentre avanzo | con le dita | per amore | dentro la ferita. |”. Il termine passione rimanda etimologicamente al vocabolo “patire”. E in Affari di cuore, più che non negli scritti precedenti di Ruffilli, è marcata la dimensione della sofferenza, o meglio, della delusione, e poi del mancamento. Ogni desiderio dell’uomo, infatti - nel momento in cui viene gratificato - già anticipa nuovi bisogni, in un continuum costante di insoddisfazione, che trova il culmine nella noia, nel disinteresse, nel tradimento: “Il cuscino | che è riverso | la coperta laggiù in fondo | ricacciata a terra | la traversa schiodata | dalla parte che serra | il lenzuolo disperso | su cui, distesa, | sei stata | schiacciata dal peso | del mio | sopra il tuo corpo… | (…) | nel vuoto della tua | amatissima presenza | rimasta qui stampata | inesausto aspetto e | contemplo | la sacra | sindone del letto. |”. Sembra affermare, tuttavia, Ruffilli, che se nelle questioni d’amore o in quelle erotiche è facile ferire o essere feriti, chi le evita, in realtà, non gusta appieno la vita. Di recente, qualcuno ha introdotto una lezione su Pascoli con una riflessione che cito a memoria: “la guerra, il sesso, l’amore, Dio e la poesia sono sempre presenti quando è presente l’umanità”. Gli “affari di cuore” riguardano l’amore, il sesso, la guerra e la poesia, l’uomo quindi, che negli “affari di cuore” comprende ciò di cui è privo, ovvero percepisce, con un filo di perenne inquietudine, la sua esistenziale impossibilità di toccare il cielo con un dito: “stavo sul piccolo | divano del giardino | leggendo | di Paolo e di Francesca | dispersi nell’aere dell’inferno. | E tu di già partita | fissandomi, discesa | e risalita di nuovo sulla bici, | piangendo mi chiedevi: | «Perché siamo infelici?»”. |
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