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Paesaggi e figure

Abbiamo trovato coinvolgente e al tempo stesso distensiva la lettura di questo breve volume di Franco Orlandini, insegnante a riposo, poeta e saggista di Ancona, dalla struttura narrativa piana e scorrevole, ma dalla scrittura preziosa e raffinata: un’autobiografia in forma di racconto da cui emerge un vissuto corale, dell’autore ma anche di una città, un’Ancona d’altri tempi, un ambiente di provincia col porto, le barche, prima che evolvendosi diventasse una città multietnica. Autore di lunga e consolidata esperienza, Orlandini ha pubblicato diverse opere di poesia: Stagioni (1968), In cammino (1982), Transito (1986), Si fa polvere il sogno (1992), Stagioni (1994), Attese (1997), È l'ostinata nebbia (1998), A specchio del mare (2000), Negli anni (2007), Solitudine tra i poeti.; di prosa: Natura e Poesia (2005), Poeti e Uccelli (2006), Saggi sulla letteratura dell'Ottocento e del Novecento (2009), aggiudicandosi significativi primi premi in concorsi letterari, anche per le sue composizioni nel dialetto regionale delle Marche.

Paesaggi e figure è opera della maturità, una sorta di bilancio di un percorso di vita, di esperienze, di cultura, ma anche di fede, di ideali, di tutti quegli eventi nazionali e mondiali che lo hanno segnato. Scrive Dino Papetti nella sua nota critica: “Franco Orlandini trae, da una straordinaria capacità di osservazione, incisivi elementi di meditazione e soprattutto evidenzia una sottile perizia nel riprodurre, attraverso il gioco della memoria, atmosfere e figure… E si può, d’altro canto, parlare di parabola morale, di poesia che dissimula nelle pieghe, un’allusiva e ideale cornice etica, lungo una linea che, avvertendo il senso della vanità dell’esistenza, trasforma la rassegnazione in intensa e significativa valenza di fede”. Notevoli e toccanti le pagine che narrano gli anni della guerra, con bombardamenti che hanno segnato l’età dell’innocenza, seguiti da un’adolescenza densa di reminiscenze scolastiche e culturali, la passione per la lettura e per la conoscenza, gli amori letterari, come quello verso i poemi omerici, che si fanno tutt’uno con i primi amori giovanili.

Intense le pagine dedicate ai dolci paesaggi e alla natura delle Marche, da cui emergono luoghi indimenticabili, come Recanati, Loreto, le grotte di Frasassi.

Dopo il racconto, velato di umorismo e colore locale, delle prime esperienze di lavoro, l’autore va poi a rivivere il clima degli anni ’60, che “proiettarono, come non mai, un repentino alternarsi di luci e di tenebre”: ed ecco il boom economico, il disagio degli intellettuali, il Concilio, la guerra fredda, l’alluvione di Firenze, il ’68 con la sua eredità di stimoli e proposte, ma anche con il suo triste epilogo negli “anni di piombo”, la contestazione, la conquista dello spazio, le Brigate Rosse, il trauma del sequestro e dell’uccisione di Aldo Moro.

Emergono le figure dei tanti protagonisti di quegli anni, come i pontefici Giovanni XXIII e Paolo VI, John Kennedy, i tanti poeti della sua terra, primo fra tutti Leopardi.

Momento culminante della narrazione, ma sicuramente anche di un percorso spirituale, è la salita al colle dominato dalla cattedrale di S. Ciriaco, col suo crocifisso sopravvissuto alla guerra, seguito dal capitolo sulla perdita della madre, per lasciare, in ultimo, il lettore in compagnia delle riflessioni di uno spirito equilibrato.

Recensione
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