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I luoghi dell’infanzia, i suoi
giochi, le amicizie, i ricordi, rivissuti e riproposti con la lucida
consapevolezza della maturità, sono il tema di quest’ennesima fatica letteraria
del torinese Luigi Tribaudino. Poeta e scrittore, l’Autore svolge un’intensa
attività letteraria, in cui gli scritti di poesia (Verrà l’inverno e sarà
primavera, Aspettando Odoacre, Il pescatore di luna, Panta rei…) si alternano
alle prose (Una via d’uscita, Un lago di sorpese…), presiede associazioni
culturali e dibattiti, scrive testi per canzoni, favole e racconti per
ragazzi.
Via Cossila 18 è l’indirizzo
di un luogo di memoria, la casa dell’infanzia e della giovinezza,
caratterizzata da due balconi, l’uno scenario di giochi e passatempi
infantili, l’altro punto d’osservazione verso la strada, il mondo, gli
accadimenti esterni, come la fame, la guerra, le miserie… In un ‘amarcord’
impregnato di nostalgia vengono ripercorse le storie del vicinato, i racconti
del nonno, le chiacchiere al balcone nelle sere d’estate, le serate invernali
trascorse giocando a carte e criticando il ‘regime’, al sicuro tra quattro
mura dove non si poteva essere sentiti. Scrive Silvana Copperi nella
postafazione: «Ogni poesia un quadro, ogni quadro racchiude in sé il fascino
di un vecchio album di fotografie dove i protagonisti animati dalla magica
penna dell’autore, sfilano sotto i nostri occhi e nella nostra mente come in
un film d’animazione, per ricomporsi come belle statuine appena si volta la
pagina».
Gli eventi del mondo dei ‘grandi’ della
storia qui sono filtrati attraverso gli occhi e le orecchie di un bambino: il
primo incontro con la scuola, con i compiti, la fine dell’infanzia, gli amici
che non ci sono più, la prima sigaretta, l’impatto con i grossi problemi, lo
zio sovversivo, il padre rimasto senza lavoro, e poi la guerra, il coprifuoco,
le sirene, la corsa verso il rifugio antiaereo: «Il grido di spaventose sirene
| ululanti nella notte di luna | stronca all’istante il sonno di tutti |
mentre dal cielo erranti comete | sgranano il loro rosario di morte. | Giù per
le scale è tutto un richiamo, | urlanti voci rincorrono voci | nello sciabolio
di fioche luci, | poi tutti quanti stipati in cantina | salotto di bestemmia e
di preghiera» (“Il rifugio”).
C’è un mondo che cambia tutto ad un tratto, ed è la guerra a determinare la
svolta, in cinque soli anni, addio alle voci sul balcone, ai suoni e ai canti,
a tanti amici che non ritornano, esperienze legate a ricordi di gente che
fugge, di gente che insorge: «Cinque anni dissolti per magia. | C’è allegria
stasera nel cortile | e ballano tutti anche chi non sa. | Ma le rovine fanno
da fondale | e due sedie vuote come quinte | per questa festa fatta per
scordare | cinque anni da non dimenticare. | Cinque anni. Il bagaglio d’una
vita | che porterò con me da questa casa. | Non ha storia chi perde la
memoria» (“Cinque anni”). E forse in queste ultime parole potrebbe essere
racchiuso il messaggio di questa breve raccolta di versi, e al contempo la sua
motivazione, la sua ragion d’essere: il recupero della memoria storica che da
sola riscatta e dà un senso al proprio vissuto. A conclusione di questo
volumetto viene riproposta la poesia “Barna Vigio”, quella dell’incontro a
sorpresa con lo zio ‘sovversivo’, che è stata scelta e musicata dal maestro
Riccardo Piacentini ed inserita in Cd.
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Recensione |
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