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Il mio pensiero poetante
Veniero Scarselli a una delle voci poetiche e critiche viventi pia
prestigiose dall'ultimo Novecento a oggi, una voce che tende sempre ad uscire
dal coro non certo per esibizionismo, ma per i suoi originali e importanti
contributi. Egli infatti apporta al grande contenitore della poesia
contemporanea una rinnovata visione della poesia Poematica e della poesia di
pensiero. Scarselli non è uno sperimentalista ne un ermetico e nemmeno un
lacrimone sentimentalista, ma uno dei pochi poeti italiani di ispirazione
classicheggiante e grande sostenitore della poesia poematica. Ha pubblicato
molti interventi a tale riguardo, ed elegge questo genere quasi come una mission
poetica facendone una bandiera. E un genere di poesia trascurato, dimenticato, o
soppiantato, per moda o forse ignoranza, dato che gli aspetti narrative o di
pensiero richiedono un impegno maggiore sia sul piano tecnico, stilistico, che
poetico. Tuttavia esso da al pensiero maggiori possibilità di indagine e
introspezione. Nei suoi lavori poetici infatti si trovano meno spunti lirici e
intimistici e molte più occasioni di meditazione e riflessione. Nella prefazione
a // mio pensiero poetante, egli spiega perfino la ragioni della sua scelta
poematica premettendo: "mi pare utile raccontare come sono giunto alla scelta
del genere poematico, poiché ho la sensazione che nonostante tutto molti altri
si siano trovati sulla stessa mia strada senza avere il coraggio di percorrerla
fino in fondo, ritenendo i poemi roba d'altri tempi".
Veniero Scarselli
è dunque un intellettuale particolare: pur venendo da una
formazione culturale scientifica (biologo) ha preso a cuore temi quasi
inafferrabili a causa del pensiero arduo perfino sul piano scientifico, dal
momento che affronta argomenti metafisici quali l'anima, la vita, il tempo, la
morte, la natura di Dio, andando con la sua invenzione oltre le risposte che la
stessa scienza a capace di offrire. Di do e perfettamente consapevole: "Da ex
scienziato so bene che la scienza non può darmi nessuna risposta, ma sono
convinto che dove la scienza non arriva, può arrivare l'intuizione poetica".
Dunque da anni Scarselli si tuffato nel misterioso mondo dello spirito e della
materia indagandolo non solo da attento poeta, ma da libero pensatore e
ricercatore avezzo ai laboratori scientifici e non condizionato da pregiudizi di
sorta. Nei suoi lavori poetici Scarselli non si ferma all'intuizione lirica, che
pure non disdegna, ma va oltre usando quasi per abito professionale metodi
scientifici e filosofici. Per questo i suoi poemi non sono stati sempre
apprezzati dalla mediocrità di alcuni lettori, appunto perché insieme ai momenti
lirici contengono momenti di pensiero che il lettore normale non è abituato a
cogliere e che a torto ritiene disturbanti.
Questo libro è un saggio critico-antologico su tutta la sua opera, curato
dall'autore stesso. Suona forse un po' strano che un poeta faccia un saggio su
se stesso, ma bisogna considerare che il nostro Autore ha ritenuto prudente non
affidare ad altri l'interpretazione e lo studio della propria scrittura. In
effetti pochi recensori e saggisti si sono cimentati con le sue riflessioni
poetiche il cui lirismo a profondamente imbevuto di pensiero scientifico e
metafisico. Già ne Il Lazzaretto di Dio (Bastogi), che raccoglieva tutta la sua
opera fino al 2004, aveva fatto conoscere in un intrigante saggio-postfazione
tutta la bellezza della "poesia della filosofia". Oggi invece nella prefazione a
quest'ultimo libro spiega che "nessuno può interpretare un pensiero poetante
meglio dell'autore stesso".
Le sue "riflessioni poetiche" sono infatti così forti da sforare nella
metafisica o nella fantascienza, la sua indole essendo attratta da temi
esistenziali e soprannaturali che toccano tutti ma che pochi osano affrontare,
temi trattati finora solo da santi, mistici, o filosofi. Come tali temi nascano
nella sua mente si pun forse intuire da una sua prefazione al poemetto Diletta
Sposa (2006): "Da tempo ero stato colpito dalla lettura del Libro tibetano dei
morti, che richiama alla mente l'inquietante fenomeno cosiddetto di 'pre-morte',
minutamente descritto da tutti coloro che hanno avuto la sorte di ritornare alla
vita cosciente dopo il periodo di coma profondo molto simile alla morte, o dalla
morte stessa dichiarata dall'elettroencefalogramma piatto. E noto che tutti i
racconti e le dichiarazioni di queste persone sono concordi, e lasciano la
convinzione che dal corpo della persona in coma si stacchi qualcosa di
incorporeo capace di spostarsi nello spazio e nel tempo". Come si vede,
Scarselli non è un ateo ma un dubbioso Tommaso che chiede di vedere e toccare le
piaghe pin profonde. Per S. Agostino l'uomo conosce il dubbio perché vie una
verità superiore che lo sovrasta, e S. Paolo aggiunge che una fede che non
dubita e una fede morta. Scarselli a appunto un agnostico possibilista che
dubita e lotta per credere usando la ragione; e certamente c'e pin spirito
'religioso' in un agnostico che vuole veder chiaro con la ragione nei grandi
temi della vita e della morte, anziché nei baciapile domenicali: come uomo di
scienza e di ragione non può accettare concezioni di fede elementarmente
catechistiche come quelle dei bambini che si preparano ai sacramenti. Ma ahimé
questo suo atteggiamento non allineato può costargli qualche volta biasimo o
incomprensione, ma chiediamoci: chi pin del poeta puo ambire a veder chiaro
nelle questioni della fede? Chi pin del poeta e desideroso di sinceri contatti
con l'Eterno al di la di formule e immagini sacre? Diversi infatti sono i
livelli spirituali e culturali da persona a persona e altrettanto diversi
saranno i rapporti con Dio.
Ho letto tempo fa di Veniero Scarselli su 'Città di vita'; 2001, pag. 183, Le
basi biologiche del Male: è un saggio su basi scientifiche recensito perfino da
un emerito teologo cattolico, ed e molto importante in quanto, dando
un'interpretazione originale delle origini del male e del peccato (come amano
chiamarlo le grandi religioni) mostra uno Scarselli scienziato nonché teologo
interessato a trovare fondamenti razionali agli argomenti della Chiesa. Forse
Veniero Scarselli e uno dei pochi poeti al mondo che, da agnostico e scienziato,
si interroga sulla possibile continuità dell'anima e della vita dopo la morte. E
cresciuto con una rigida educazione cattolica materna e, pur essendosi
convertito agli studi scientifici, resta sempre tuttavia impenitentemente
lacerato fra la nostalgia di Dio e la ragione scientifica che non può ammetterne
l'esistenza prima di averne qualche improbabile prova empirica.
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Recensione |
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