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La piega storta delle idee
Un’arma spuntata, così solitamente definisce la sua poesia. La lirica di
Giovanni Di Lena esula da quell’esternazione di sentimenti ed emozioni come moti
del cuore, per ottenere un effetto sociale come denuncia del malcostume che
impera nella corruzione, una denuncia contro i soprusi perpetrati a danno del
popolo. La poesia come funzione sociale. La piega storta delle idee
rappresenta al meglio quest’arma spuntata.
L’autore stesso, così ha definito la
sua poesia, non s’illude di cambiare le cose, ecco perché l’aggettivo
“spuntata”. Al contrario del suo pensiero l’arma è ben affilata e colpisce là
dove arriva a penetrare la carne viva della rabbia e del volersi opporre al
degrado morale e materiale plasmato nelle stanze del potere. Di Lena ci racconta
in versi della sua terra lucana, offesa dalle neoplasie ambientali che seminano
morte ed offendono ogni bellezza. Terra lucana ed italiana tutta. Il nostro
poeta condanna ma non grida, sussurra il suo sdegno di fronte alle ingiustizie
offensive, ai soprusi e agli inganni impuniti e ancora alle beffe che la
globalizzazione ed il precariato hanno elargito a piene mani a lavoratori
giovani e meno giovani.
La
politica dei deboli, degli operai e del ceto medio che mira solo alla dignità
del lavoro e del vivere. Politica sociale alla quale la politica del potere si
mostra sorda ed indifferente. C’è stata l’attesa e la speranza di cambiamento: “ma
siamo ancora in letargo / da noi la lotta è un sogno pomeridiano. Tutto abbiamo
accettato in nome del progresso / ma nessun cambiamento è stato registrato /”.
La sua terra, come l’Italia tutta, è rimasta come imbalsamata; così quando i
versi parlano di Taranto: “Il siderurgico è fallito, / come la nostra
Repubblica … dove un vuoto accidioso paralizza le menti: / si piange di dolore e
si aspetta.” Ed anche se: “Se solo un numero, / una matricola e non puoi
ribellarti. / Devi ubbidire e stare zitto / perché così ha deciso il Potere.”
Il poeta Giovanni Di Lena non si mostra rassegnato, usa i versi per denunciare,
per spianare su un tavolo la cartografia dell’indifferenza del Potere.
Ci
invita a riflettere, a considerare e a reagire subito per ottenere il
riconoscimento de quel potere cittadino fondato sul rispetto, sul lavoro, sulla
dignità e sulla salvaguardia dell’ambiente, sia sociale che territoriale. Se le
idee hanno preso una piega storta spetta solo a noi il raddrizzarle e
indirizzarle nella direzione giusta.
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Recensione |
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