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Scarselli ci ha da sempre abituato alla poesia come poema. ovvero come
narrazione e riflessione sulle vicende che afferiscono all'esperienza dell'uomo,
singolarmente intesa o universalmente concepita. Le memorie scolastiche ci
affastellano la mente con i diversi tipi e generi di poemi, la Commedia di Dante
sopra tutto, il poema dei poemi, dove le cose terrene trovano una loro
collocazione nell'allegoria spirituale. Genere letterario mai morto, perché
risponde alle esigenze di unitarietà della visione a contrastare la
particolarità delle singole esperienze o a far nascere da queste un respiro più
ampio, quasi trascendente. Milton, Eliot, e lo stesso Edgar Lee Master, solo per
citare alcuni autori, perfettamente distinguibili per voce e contenuto, e più
avanti, contro la frammentazione dell'ermetismo e la sua amara constatazione
dell'incapacità dell'uomo a dire ma soprattutto a capire il tutto, incontriamo
poeti che cercano di dare alle loro opere il respiro di una continuità di
riflessione poematica, a volte solo elidendo i titoli delle singole poesie,
altre con esiti più riusciti, di discorso consequenziale sull'essere qui ed ora.
Questa premessa vuole inserire Scarselli in un filone che non
è nuovo ma anzi
sta acquistando sempre più spazio nella produzione letteraria, forse proprio
abbandonando quel pensiero debole, quella scrittura ombelicale che impedisce di
vedere l'arazzo, ma mostra singole disorganizzate tessere di puzzle. La sua
abbondante produzione che ha toccato le più varie tematiche, con esiti ora più
ora meno riusciti, è giunta con questo libro all'apice della sua riflessione. Se
è vero che tutta la produzione scritta umana tenta di dare risposte a poche,
precise domande: chi siamo, dove andiamo, perché siamo, perché qui e poi dove?,
è inevitabile che a queste si giunga lungo il proprio percorso intellettuale, se
si cerca la propria identità e unicità.
E qui e giunto Scarselli che osa cimentarsi con la Montagna Incantata, ops...,
Sacra, con l'inconoscibile, con la ricerca di qualcosa oltre la fragile carne,
la putredine di una civiltà che non ama i suoi figli che le hanno inquinato
acqua, aria e terra; sì. queste piccole creature sempre indaffarate hanno roso
la coscienza dei più, ma ancora qualcuno esiste a cercare di scalare la
Montagna Sacra, depositaria di scienza e conoscenza, tenibile e lontana,
irraggiungibile e pericolosa perché l'Avere e relativamente semplice dea
conquistare, l'Essere è instabile, provvisorio, sfuggente. Non di beni il nostro
è alla ricerca ma del bene o meglio del fine ultimo della vita, e, ancora oltre,
della forma e della sostanza dell'anima, che dicono eterna non peritura come la carne. Egli non appartiene più al volgo ma al vero; e come il sottaciuto grande
maestro anch'egli nell'impresa della Conoscenza del Vero Metafisico ha una guida
spirituale, Super Gemma, nome un po' irridente come nelle corde di Scarselli,
che non assomiglia a Virgilio e neppure a Beatrice, ma assomma il ruolo di
entrambi. Essa lo condurrà al Vero attraverso uri lungo itinerario di
apprendimento attraverso il Primo Motore Immobile di aristotelica memoria, qui
più semplicemente o tecnologicamente Grande Macchina Elettrostatica che pensa e
ordina l'universo, insomma un enorme computer, diviso per piani di complessità
crescente della scienza, anziché per gironi.
Ma alla fine, l'anima? E' un'onda elettromagnetica lanciata contro o verso l'Eternità,
purissima e incorruttibile. Risposta insoddisfacente che riporta al problema di
partenza? Evidentemente per Scarselli non è così perché chiude il suo poema
liricamente aprendosi alla speranza rigeneratrice di anime artificiali
immortali.
Un breve cenno sulla forma stilistica: il poema è diviso in 50 gradini,
ovvero singole costruzioni poetiche ben coese fra di loro, e venate spesso da un
lirismo che trapela dalla narrazione e sfocia in versi di grande presa emotiva:
"con le ali ferme e distese | fino a un alto regno di luce.", o "Dal guscio
caduco del corpo. | com'e suo incorreggibile anelito, | è costretta a seguirne il
destino fra le carni che l'hanno generata | e poi così ingiustamente
condannata".
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Recensione |
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