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Porto antico

Sconforto e speranza

“Torno all’ovile, / sporco di treni / partiti, / gonfio di latte / non dato, / battuto, /schiattato, / come un rospo / sull’autostrada, / grida / gli occhi al cielo, / la sua sconfitta” (Capre, pp. 22-23).

In rivolta, i ventotto anni di Lucia Gaddo Zanovello, che ancora non quiete vede nel mondo, ma volontà di comprendere, a volte realtà incomprensibili, “Nella scorza di una prigione / scivola la vita, / è una veste sdrucita / e resto nuda di solitudine / in una pietra di ferro”(Immagini, p. 26).

Ecco il mondo agli occhi di chi ancora non ha potuto combattere un numero di battaglie tale, da desiderare la pace; il mondo per chi lo guarda, e non riesce ancora, sconfitto, a dire che in fondo, qualcosa di bello ci si trova, “Terra di stagioni / capricciose, / finiamo tutti / fra le tue ringhiere / grigie” (Grigio, p. 27).

L’incanto antico delle cose dolci, dei momenti illusori, del veleno soprannominato felicità, che inganna chi crede e spera, e non si trova in mano che pugni di mosche, prive di vita: “Bruciano i ricordi / in una lacrima che scivola via, / son tutti dolci stasera / e la bocca si colma di pianto” (Addio, p.30).

Libro difficile, per chi lo pensi di poesia canonica, come ci si attende: lo sfogo a tratti rabbioso, vestito di parole che sanno profonde realtà, si rivela in un poetare nuovo, sciolto dalla metafora e dall’osservazione, in cui è solo un io protagonista, accorto d’un mondo rinchiuso da fili sottili, ma di acciaio. “Vesto di ghiaccio / intere ore d’inverno / struggendomi di noia / e di pensieri /” (Serale, p. 11). “Giace / come un’ombra sola / questo mio dolore. / Tace / come un’anima in trapasso / la mia voce / silente” (Nostalgico, p. 15).

È emblematica di una gioventù d’oggi, che non trova spazio per vivere, e spera dalla natura un aiuto che non verrà, perché solo non può bastare, la poesia di Lucia Gaddo Zanovello, in cerca di una soddisfazione scritta, che compensi un vuoto colpevole d’una società incapace di assorbire i giovani. “Ipotizzo / una catena / che mi leghi / invece / sopra una nuvola spessa / e plumbea / a vedere il sole / sola” (Sola, p, 47).

La raccolta, che reca in copertina un disegno di Mimmo Pinci, è edita dalla Edigam di Padova, nella collana “Il Girasole”.

Recensione
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