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Appunti sul taccuino del tempo. I dolmen - di Liliana Ugolini
        Redazionale

la Scheda del libro

L’autrice

Liliana Ugolini. Nata a Firenze nel 1934 dove vive e lavora.

Per 16 anni ha condotto per Pianeta Poesia la poesia performativa e multimediale promuovendo la conoscenza di questa particolare modalità del linguaggio poetico documentato in tre libri editi rispettivamente dal Comune di Firenze, da Polistampa, da Pianeta Poesia in Documenti 1,2,3.

Ha pubblicato 19 libri di poesia, 5 in prosa e 4 di teatro. Da questi sono stati prodotti 12 spettacoli teatrali andati ripetutamente in scena e moltissime performances.

Ha realizzato il teatro da camera di poesia e opere in versi e musica collaborando con attori, musicisti e performers.

Fa parte dell’Archivio Voce dei Poeti e del Gruppo performativo Cerimonie crudeli per Multimedia91.

Ha proposto la figura dell’Umanità Marionetta documentata in tre libri e 2 DVD. - Tutte le opere e i carteggi sono consultabili presso il fondo Liliana Ugolini all’Archivio di Stato di Firenze - Archivio per la scrittura delle donne dal 1860 a oggi Alessandra Contini Bonacossi e una parte all’Archivio Voce dei Poeti settore multimediale alla Barbagianna, una Casa per l’Arte contemporanea.

www.lilianaugolini.it - lilianaugolini@vodafone.it

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Appunti temporali

Una teatrante. Poeta. Prosatrice alla riscoperta di cicli incancellabili. Con un taccuino a portata di mano. Tanto speciale da far da guida alle tappe. Lo ricorda lei stessa (spazi mortuari costruiti dagli uomini. Dal Neolitico in poi). Ci voleva Liliana Ugolini per ripercorrere tappe, date, vicende, ossari, nascite, decomposizioni. Dimostrando che la storia non si costruisce da sé. La inventiamo noi con calvari. O gioie sorprendenti. E in ogni vicenda c’è la conferma che siamo ombre, sangue, apparenze. A prescindere dal nostro dolore. Ma soprattutto superamento da sdilinquimento forzato.

Condannati a esistere o sparire. A volte per restare. Nel bene o nel male. Nella gioia o nella tragedia. Nelle stragi e nelle scoperte.

Il mondo invecchia. Più è vecchio, più è verosimile. Ma le vicende sembrano attuali. Com’è il caso dell’invenzione in Cina del primo leggerissimo materiale su cui scrivere, sull’ultima grande rivolta ebraica. Sulla Persia soggiogata, sull’annientamento della civiltà meroitica, etc. Le vicende incalzano sino ad arrivare al Santo Sepolcro, a Gerusalemme distrutta, al tribunale dell’inquisizione arrivando alla Persia, invasa dai mongoli o alla scoperta dell’America e poi tanti nomi da Martin Lutero a Copernico, Maria la Sanguinaria, Harvey, Luigi XVI, Darwin, gli Armeni, i fratelli Lumiere e poi lo sterminio degli Ebrei, la bomba atomica, l’uomo sulla luna, le torri gemelle fino al femminicidio in cui si avanza l’ipotesi che la prevaricazione è destinata a durare.

Chi può dirlo? Immigrazioni concludono la rassegna di una esistenza mai immobile o appagata.

Le vicende umano-globali dimostrano una sofferenza non placata,anche se ci sono vittorie o progressi, dato che restiamo figure di passaggio. Dipendenti da illusioni che fuggono.

La poesia fa da contorno a un mondo che si auspica sia nuovo, anche se è la ripetizione del vecchio.

I versi di Liliana sono incalzanti. Come i fatti decifrati. Sono asciutti come uno scadenzario ineluttabile. L’asciuttezza non scade nella banalità, rimanendo nella secchezza inconfutabile della storia.

Mai una sbavatura di lirismo occasionale o di retorica ad effetto. Qualche esempio: Per mia difesa (il tempo ha bucato la speranza)/ Come saltimbanchi, scivoleremo sopra/rimbalzando fin dove ancora/ci riconosceremo/...Dentro l’occhio respira il cielo/ e batte l’anima del futuro.../L’arco dell’acqua corrisponde al vibrare del Tempo.../.

La Ugolini suggerisce che le vicende ultra secolari fissano il caleidoscopio dei fatti. Mentre la poesia li esprime, inventaria o interpreta da fredda dispensatrice. In ragione dei Dolmen.

Velio Carratoni

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Da Appunti sul taccuino del tempo. I dolmen" di L. Ugolini

…1894 Il massacro degli Armeni

È un genocidio la deportazione di un intero popolo. Le parole e i libri pur parlando sono muti ancora oggi. Da riscrivere con nuovi segni.

Parlano i dolmen muti dalla storia
Detto è stato detto. Analizzato.
Avuto dibattiti e ribadito il concetto.
Parlato e scritto valanghe di pagine. Eppure
costruiamo le armi-giocattolo. Spariamo
sempre più in alto per il raggio più vasto
del proiettile. Cantiamo ancora la Sagra
di Giarabub. Ci caddero le braccia lungo il corpo
e ancora sono lunghissime sul mondo.
Dentro la terra, al centro, il magma prepara
il terremoto. C’è attinenza? Sul cerchio del tronco matematico
si contano le ripetizioni in carte stracce.

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…2014 Immigrazioni.

Morti per acqua, vittime della speranza tradita.

I dolmen non esistono. Le pietre sono acqua.

Si sa che son del sogno le speranze
gioco infernale del precario.
L’innocente marea dello stupore
affonda in notti/pece
dove la lastra liquida livella i corpi vivi.
Lo strappo che ci porta sulla terra non terra
sostiene solo voci che si spengono
al lume delle fiaccole
e il grido terrifico che sale
è immane nell’abisso del sognare.
Il lungo sonno sia l’ultimo di rabbia
e i nomi dell’appello siano qui
vivi alla meta.

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