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I fantasmi della Gipsoteca
Si
sente la mancanza, in Italia, di una pratica letteraria teatrale ed è sempre con
piacere che mi capita di segnalare, quando capiti di incontrarne nelle scansie,
un libro di arte drammatica, sia pure leggera e didascalica. Eccone uno sapido e
interessante, una sceneggiatura per un documentario televisivo dedicato al
Canova: “I fantasmi della Gipsoteca” . Ne è autore un poeta di grande
forza espressiva e un narratore, Paolo Ruffilli, ed è pubblicato nella collana
Parole &
Immagini della Biblioteca dei Leoni.
Il
volume si presenta molto raffinato a partire già dalla grafica, dal formato e
dalla cura dei caratteri, oltre che dalla fascinosa scelta delle foto che ne
costituiscono la parte centrale. Immagini che risultano opportunamente
selezionate a dimostrare l’assunto stesso della sceneggiatura di Ruffilli: la
sensualità romantica di Canova, contro il clichè ancora corrente di una sua
freddezza dentro gli schemi del neoclassicismo.
Attraverso le parole che Ruffilli mette in bocca ai tre personaggi della
sceneggiatura (la ragazza, il custode del museo e il nonno della protagonista)
noi vediamo scorrere il sangue e la passione dentro il marmo, perché la pietra è
diventata carne e la sentiamo fremere a fior di pelle. È proprio vero, come
diceva Renato Guttuso, che solo Canova “sa lasciare quel tanto di femmina e di
carnalità dentro la grazia e la gentilezza femminile”.
giugno 2015
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Recensione |
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