Birbonate
fiorentine
“Birbonate fiorentine” è un viaggio sul filo dei
ricordi, una rievocazione nostalgica di un periodo, gli anni quaranta, che ci
appare storicamente più lontano di quello che realmente è.
Un’immediata simpatia scatta verso questo
Giamburrasca toscano, vivace e sempre con la testa fra le nuvole, come tutti i
bambini abituati a vivere in un mondo di fantasia che li isola dalla realtà e
dai suoi problemi.
La drammaticità di un momento storico segnato
dalla guerra si insinua in queste pagine dense di avvenimenti, in cui lo
scrittore, all’epoca giovanissimo, ripercorre la propria infanzia, spensierata
nonostante le ristrettezze economiche e le tante limitazioni.
I giochi del tempo - dalle bolle di sapone fatte
in casa alle figurine utilizzate nei modi più disparati, elencati nella parte
finale del libro – testimoniano come i bambini di quella generazione si
divertissero con poco, riunendosi per le strade, incuranti del freddo e dei
rischi, come alcuni episodi (“L’incudine di Ercole”) dimostrano.
Dal memoir di Calamassi non traspare alcuna
insofferenza nei confronti dell’autoritarismo paterno e di quelle punizioni che
oggi apparirebbero eccessive, semmai si avverte una nota di amarezza per
qualcosa che è andato scomparso.
Si rimpiange il volto umano di una città,
Firenze, simboleggiato dai vecchi mestieri, soppiantati dal progresso che ha
spazzato via anche l’empatia, quella solidarietà prima alla base dei rapporti
umani.
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