Fazzoletti di prosa. Letargo
È una
raccolta di aforismi e altri scritti - c’è anche un raccontino con la morale –
Letargo di Giulio Ghirardi, meditazione sullo scorrere del tempo e sull’atto
dello scrivere.
Con stile
icastico il poeta veneziano riprende i temi a lui cari, divagando sulla
vecchiaia, vissuta con l’animo di un osservatore in “letargo” perché non compone
più versi, e sull’atto dello scrivere.
Le
massime sono infatti una riflessione sul poetare (“Impertinenze”), inteso come
uno sfogo, un viaggio, una navigazione solitaria.
Sfuggendo
alla trappola dell’autoreferenzialità, Ghirardi abbraccia l’indagine filosofica
per parlarci della realtà umana: il suo “letargo” non è distacco dal mondo ma
comprensione di esso, nella consapevolezza che persino il tempo può
rappresentare per chi non è più giovane un amico, se non è offuscato dalla
nostalgia (“Richiesta”).
Ne è
scaturito un libro più provocatorio che polemico, ennesima testimonianza di un
intellettuale – termine che forse a Ghirardi non piacerebbe – fiero del proprio
isolamento che, nel domandarsi il motivo per cui continua a scrivere, così
risponde: “Perché sono un ingenuo. Perché il silenzio, la nebbia, il mare
aperto mi invitano ad alzare la voce, a sfogare i pensieri nascosti… da un
sussurro può nascere un grido, da un sospiro un popolo di riverberi e
percussioni marine…”.
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