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Fuori
tempo massimo
Un
anziano giornalista ormai in pensione e una giovane scrittrice si incontrano
nella località adriatica di Caorle: lui, licenziato per far spazio ai più
giovani, vorrebbe prendersi una rivincita sul piano professionale, lei è alla
ricerca di una storia per il suo nuovo libro.
Dopo aver
tentato a tutti i costi di mantenere l’anonimato, Ildo viene riconosciuto da
Viviana che, conquistata la sua fiducia, cerca di strappargli preziose
informazioni su qualche caso di cronaca rimasto insoluto e di cui l’uomo si è
occupato. Il misterioso omicidio di una scultrice avvenuto anni prima diventerà
l’ossessione di entrambi: la verità, raccontata in forma romanzata in un
quaderno consunto dal tempo, giunge “fuori tempo massimo”, quando il principale
accusato, dopo essersi difeso inutilmente, è ormai deceduto.
A Ildo
restano i rimorsi, la consapevolezza di aver abbandonato l’indagine per fare
carriera, alla donna uno spunto ulteriore su cui poter lavorare.
Costruito
come un puzzle, il romanzo ingloba nell’intreccio tre segmenti autonomi: il
racconto di viaggio, un thriller, una favola per bambini.
Ne è
scaturito un omaggio alla scrittura, in cui il piano della realtà si intreccia
con quello della fantasia, dove i protagonisti trovano rifugio dalle
insoddisfazioni del quotidiano. Incerta su quale direzione prendere, la Chittero
chiude la vicenda con un epilogo spiazzante che, in qualche modo, definisce il
passaggio di consegne avvenuto: l’erede del vecchio leone che ha appeso la penna
al chiodo sarà la cinica scrittrice a cui non mancano né intuito né
determinazione.
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Recensione |
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