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La pratica
Ecco la prima edizione del romanzo umoristico di Gabriele Astolfi,
poi ripubblicato da Giraldi Editore nel 2011 con l’epigrafe di Mario Scaccia:
“Sul palco della vita siamo tutti figuranti”.
Nel gergo teatrale il figurante è colui che riveste un ruolo di
scarsa importanza, apparendo sulla scena per pronunciare solo qualche battuta,
come i personaggi del libro, anonimi servi del Potere che un solerte Dir(ettore),
a sua volta manovrato da un personaggio influente, costringe a recuperare una
pratica andata smarrita e di cui è ignoto il referente.
Sono queste figure caricaturali – segretarie in carriera, impiegati
stakanovisti e femministe frustrate – ad abitare il “Pallazzo” in cui tutto,
compresa la morte, è accuratamente pianificato. Per salvare la faccia viene
creato un falso da spacciare per l’originale perduto, trovata geniale che
rispecchia la realtà attuale in cui l’informatica è l’alleata di chi comanda
nell’opera di manipolazione degli individui. Il romanzo procede accumulando
situazioni paradossali e riesce a strappare al lettore più di un sorriso. Non
manca la storia d’amore tra lo scettico Filo e la sensuale Amber, due outsider
che ingrossano le file del “Pallazzo”, le cui fondamenta – a causa della
ribellione di alcuni “inquilini forzati” – sono meno solide di quanto sembri…
Satira incalzante del Potere, il romanzo di Astolfi procede senza
soste, come uno spettacolo di fuochi di artificio che abbaglia ma a lungo andare
stanca.
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Recensione |
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