La
risposta
L’omicidio di un fotografo narcisista nella New York odierna offre ad Enzo
Schiavi, giornalista e critico letterario, l’occasione per rivisitare il giallo,
realizzando un prodotto che esce fuori dai confini del genere per affermare la
priorità della forma sul contenuto.
L’intreccio in sé acquista, dunque, un’importanza secondaria, divenendo un mero
pretesto per imbastire una vicenda di gelosie, rivalità e ambizioni fallite.
Ne è
scaturita una riflessione filosofica sulla natura dell’amore in cui la
disillusione cede il posto alla speranza: nell’epilogo Beryl e Betty, modelle
del defunto Paul, supereranno, infatti, la sterile competizione che le ha
divise, sottraendosi allo status di oggetti del desiderio maschile.
Attraverso la figura di Paul viene rappresentato il lato oscuro della
personalità dell’artista, nel quale la creatività e il talento sono oscurate
dalla presunzione e dalle manie di grandezza.
La
risposta si cela, allora, nella verità a cui approda l’investigazione,
asservita, però, all’analisi psicologica dei personaggi, delle loro motivazioni
e dei desideri nascosti.
Non
sorprende che il romanzo sia costruito sulla tecnica del monologo interiore come
in una rappresentazione teatrale perché l’azione è il frutto di continue
esternazioni sull’amore, bisogno primario per l’affascinante Beryl persino dopo
il processo e la relativa condanna.
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