Non
oltrepassare la linea gialla
Sarebbe forse piaciuto a Marinetti questo racconto lungo di Roberto Mosi,
costellato di dialoghi tra macchine e individui bizzarri, proiettati verso un
futuro all’insegna di “una vera e propria rivolta del pensiero”.
Veicoli destinati alla rottamazione chiacchierano con due semafori della
stazione di Salorno, coinvolgendo nei loro sfoghi due ambientalisti, degli
ubriachi e chiunque è disposto ad ascoltarli.
Vittime di incidenti stradali, ridotte a brandelli nella pressa di Rovereto, le
macchine accettano un destino che le vedrà trasformarsi in qualcos’altro, magari
in un binario del treno.
C’è
sempre qualcuno che ha una storia da narrare o dei versi da recitare in questa
caotica vicenda che nel finale si tinge di giallo per ironizzare sugli uomini e
sottolinearne la stupidità.
Sarà
infatti il bassethound Montalbano a risolvere il mistero dell’uccisione degli
schnauzer Attila e Totila mentre è in corso un importante incontro fra capi di
stato per suggellare l’amicizia italo-tedesca.
Il
libro si traduce in un elogio della follia, incarnata da quegli illuminati come
il professor Eistein da Castelrotto capaci di “pensare in modo differente” – per
citare il motto della Apple (non a caso, tra i personaggi c’è anche il fratello
gemello di Steve Jobs) – e di progettare per gli esseri umani e d’acciaio una
realtà totalmente trasformata.
|