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Voglia di leggere e di guardare

In dodici articoli Vittoria Corti indaga sull’autenticità dell’opera d’arte e sulla sua capacità di essere spontanea e sincera, condizione essenziale per assurgere alla classicità.

Che cosa accomuna gli intellettuali ritratti in questa raccolta? Di certo il coraggio di “compromettersi” e quell’anticonformismo che li ha resi invisi alla cultura ufficiale che, per ristrettezza di vedute, ha finito spesso per privilegiare la forma sul contenuto.

Evidente il riferimento alla cultura del ventennio fascista e alla rivista “Solaria”, così autoreferenziale – i suoi collaboratori miravano solo a farsi conoscere dall’ambiente letterario – da essere scarsamente diffusa.

Solo di alcuni artisti l’Autrice ha avuto una conoscenza diretta, come lo scrittore Pietro Jahier, da lei incontrato nel 1962, eppure la sua scrittura è sempre passionale e immediata, in contrapposizione all’asetticità tipica della saggistica.

Interessante anche la riflessione sulla visione oleografica che la pittura ha spesso offerto di Firenze, mostrata come “insipida” – per citare Roberto Longhi – in ossequio a quel provincialismo a cui si accennava.

Disegni e foto in bianco e nero accompagnano un testo che è un omaggio al lettore curioso e avido di conoscenza, doti sempre più rare nella realtà odierna.

Recensione
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