| |
È molto importante poter sistemare il pensiero e convogliare la personale vis poetica
entro la quadratura della verifica culturale e semantica; allora dentro il
problema si inserisce il sogno e il progetto di un autore. È ciò che accade a Veniero
Scarselli, uno scrittore di ampia risonanza estetica, che nel poemetto Straordinario accaduto a un ordinario collezionista di
orologi dà conferma della sua ipotesi di lavoro e ridona
velocità al cammino intrapreso.
Egli lascia ai lati le tematiche finora seguite, brucia gli
errori e le debolezze non sempre dominate nei precedenti poemi e si immette,
con notevole resa artistica, in un nuovo percorso. Ad essere sinceri, non
assolutamente nuovo, poiché anche negli altri testi Scarselli gettava sul
tappeto la scientificità accumulata negli anni; tuttavia solo in questo libro
disinfetta il terreno, toglie le scorie, ribadisce il pensiero, dà una svolta
alla sua umanità percorsa da brividi e rimpianti, da sensi di colpa mai
assorbiti del tutto.
L'accaduto è innato in Veniero Scarselli; egli non ha mai nel
corso degli anni abbandonato la coscienza di sé e del mondo; oggi ne prova la
consistenza, il tempo e il meccanismo, in una prospettiva cosmica. Dalla
maschera del tempo consueto si passa a poco a pocd alla certezza della "durata"
attraverso un'invenzione altamente poetica: gli orologi che l'Autore osserva e
ascolta per poi conseguire un risultato sorprendente; così gli orologi, lo
scandire delle ore, il consenso a questo tempo primigenio e animalesco,
diventano turbativa di un mondo verticalmente superato, si trasformano in un
immenso geniale meccanismo, il motore indefettibile, l'enorme macchina dal
ventre di ferro.
Non ci troviamo di fronte a una somma di dati scientifici che
ridurrebbero la materia poetica a un duro e opaco sondaggio nell'immanente. Il
poeta ha trovato la chiave giusta per esprimere se stesso e l'universo in un
connubio qualificante tra carnalità del vivente e spiritualità dell'utopico
sentire, in un volo azzardato ma possibile verso più perfette costellazioni
percettive e di pensiero. I versi di Scarselli non ci danno sensi di
sconfinamento anche se essi si cingono di aureole cosmiche, ma ci conducono
verso zone consapevoli dalle molte possibilità: "E allora seppi ch'era il vero Orologio
| originario della notte dei tempi, | l'unico fra tutti gli orologi | che popolano la materia del mondo,
| colui che aveva vinto il Chaos | e domato la bestia del tempo | ed ora
s'alzava potentissimo | per domare la volta celeste".
Sono versi precisi che fanno intendere ciò che vogliono far capire; non sono ambigui, non
nascondono trappole e non si rivoltano contro se stessi in una dimensione
paranormale. La dimensione del poeta combacia perfettamente con il suo Telos.
Non è lo Spirito Universale che noi incontriamo in quest'opera, ma
probabilmente una segreta e ancora oscura trasformazione dell'intelligenza in
spirito; saetta infatti davanti a noi l'Antimateria intravista come prima forma
dello Spirito. Il poeta si avvicina incredibilmente alla forza del moto
armonioso delle stelle e lo fa con i mezzi suoi propri, con la parola densa di
significati che non ha paura di riconquistare un terreno perduto; comprende la
sapienza profonda degli ingranaggi dell'Orologio, mentre prima era ripiegato
come un feto a sillabare distorsioni antropologiche, percorrendo con dolore il
nero tunnel della prenascita. La vera nascita è ora, poiché ha ricacciato in se
stesso - come patrimonio genetico - il dolore fascinoso per la madre, l'utero,
l'ingenua permanenza del peccato originale.
La confusione molecolare del pianeta scompare davanti
all'armonioso roteare degli astri; sono le categorie matematiche del tempo e
dello spazio quelle che ci possono dare gioia, conoscenza e pace; dopo la
conoscenza degli ingranaggi astrali il poeta è più leggero e si innalza con
impeto e leggerezza verso la Luce, inseguendo perdutamente la musica | sempre più
penetrante ed esaltante | e sempre più vicina a svelarmi | l'ordine infinito
dell'Essere. Forse un'utopia, un sogno, un'illuminazione; il fatto è che con
questo libro Veniero Scarselli lascia alle spalle la notte dei sensi e della
specie. Anche se l'ultima composizione del poemetto termina col grande
interrogativo Ma esiste veramente il tempo? egli riesce a gettare fra noi la
sfida dell'uomo di oggi: sapere di più per diventare liberi, non essere più dei
robot ma creature pensanti e divine avendo superato l'uomo nano e imperfetto
ancora preponderante sulla terra.
| |
 |
Recensione |
|