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SemiminimeUna raccolta di poesie che è anche l’avvio di una ricerca, tanto sono puntuali i temi intorno a cui si svolge l’invenzione. Una ricerca intorno al tempo? Forse tra l’immagine di un “tempo che passa” che compare in “Mattino” e in “Ca’ Lustra Bianca”, dove l’attuale irrompe, portando in sé l’antico, c’è uno iato. Così risulta difficile ricomporre certi tratti di angoscia o di malinconia quasi compiaciuta di alcuni versi, con il riaffermarsi della speranza che si trova in “Tu giungi” e in “Cent.”,
C’è poi lo stupore di esser madre, che fa di questo tema una nota ricorrente, ad esempio con l’espressione “gravida”, che ritorna più volte in contesti differenti. Sembra credere l’autrice alla sostanza, che possa dare un peso alle cose e in contrasto a questa immagine l’infanzia sembra rappresentare l’innocenza. Altra è la madre in “Bellezza”, dove il narcisismo si afferma in altro modo, quando la madre sembra non riconoscere quel figlio, tanto è straniante l’effetto della bellezza, e si approssima in quei versi al mito. Come il “cavallo di Fidia”, numerosissimi altri animali trovano posto in questi versi, ora in forma allegorica, ora nella semplicità di un tratto che fa parte di un’immagine quotidiana. Gli animali, che tanto amano i bambini, sono forse un’altra eco dell’infanzia, ricorrente in queste poesie, anche come domanda d’amore in “Sempre un nome” e in “Moby Dick”. Ma nella lievità con cui i versi prendono spesso lo sviluppo di un componimento musicale, il peso scompare e vi troviamo la canzone, come in “Maggio”, o in “Mattini melogranati”. Allora è la ricerca, in cui eccelle la parola, a chiedere in prima istanza di proseguire. 8 maggio1988 |
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