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Notturno
Maria Antonia Maso Borso «Notturno» poesie. Creativamente sospesa tra fede religiosa e eros
(dove esso è da intendersi nell'accezione più ampia del termine, in particolare
platonicamente), l'Autrice, peraltro, milanese ma di origini venete, si
apparenta at nucleo tematico forte in Antonio Fogazzaro, suo quasi "conterraneo"
(era vicentino).
Ma, ancora, la poetessa molto "riflettente" e "razionale",
il
che, talora disturba, quasi "interrompe" il ductus poetico, facendola propendere
per una poesia quasi apodittica, comunque troppo legata alla riflessione, al
monologo interiore riflettente, appunto. Molto meglio quando "si lascia
andare", il che non esclude, certo il pensiero razionale, ma lo fonde con le
impressioni e le emozioni, vere "madri" della poesia: «lo sono della carta e
della penna, / virtuosa quel Canto, / per niente virtuale, da aggiungere il
telefono / e qualche breve mail / concessa al digitale Nel rispetto
delle scelte più varie / mi dico che la vita è troppo bella / per fare della
terra un'astronave / e del sentire traccia lontana di stelle cadenti»
(«Consapevolezza, p. 49).
Ancora l'accenno ai limiti dell'età
"sornioni e vincolanti" (verso bellissimo, in «Ode alla solitudine» (p.133),
come la poesia che si trova anche sul retro di copertina: «Che nulla sia perduto
e sopraffatto, / notte e risveglio / stilla e sorriso / Macerazione e gemma, /
che tutto sia vita / e sogno per sempre; / musica perfecta che accompagna / nel
rodeo delle ore / il travaglio delle ore». Turbinio di lemmi-colori-immagini,
come ha da essere (quasi sempre, almeno) la poesia, qui sorretta da
un'invocazione che è un nuovo "inno alla gioia".
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Recensione |
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