| |
Il canto
stonato della sirena. Racconti di una città smarrita
È su di
un vasto palcoscenico fatto di estenuanti attese, strade caotiche, brulicanti
di giovani e meno giovani, pendolari e studenti, professionisti e commercianti,
che si dipanano le storie raccontate da Monica Florio.
È la
Napoli lontana dai quartieri residenziali di Posillipo, dominata dal degrado e
dal disadattamento. La Napoli degli emarginati e dei reietti, delle insegne
cadenti, di palazzi dal passato glorioso, oramai in decadenza, delle file di
“cassonetti di immondizia” e “buste traboccanti di maglioni smessi, le cui tinte
sgargianti avrebbero allontanato anche i più bisognosi” (p.43).
Eppure,
a leggere i racconti che compongono la raccolta, non tutto sembra essere
perduto! Un’indomita speranza affiora alla lettura del testo: quella, come dice
Mimmo, protagonista di Ultimo, che un po’ di felicità non sia negata a
nessuno, “nemmeno a uno come lui” (p.18). E perché ciò avvenga è sufficiente
talvolta un gesto semplice, come lo sguardo di un amico o un incontro inatteso.
Ecco,
allora, che con uno stile che sembra indulgere nel nostalgico e nella
rassegnazione, ma al quale non sono estranei il sentimento della rivincita e del
riscatto, il canto stonato che si sprigiona della splendida sirena, che è la
città partenopea, continua ancora ad ammaliare e a regalare l’illusione di un
futuro di gioia, malgrado tutto.
| |
 |
Recensione |
|