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Quest’ultima fatica
di Lucio Zinna (Forum, poesia ‘80), ben noto per le sue iniziative letterarie
(si sa che dirige «Arenaria»), è davvero convincente. Si può concordare con il
prefatore, Raffaele Pellecchia, che scrive di ‘misurato romanzo psicologico’ e
di pluralismo espressivo. In effetti, ciò che piace di Zinna è l’inserzione di
squame liriche all’interno di densi monologhi, a volte quotidiani altre volte
fitti di richiami colti, con una cifra stilistica che ora appare aulica ora
umile. La memoria di substrati antropologici più che personali («Pastori di
Sagana»), la straordinaria capacità ironica («A volte qualcuno rimane»),
l’attenzione ai problemi sociali («Uccelli del viale») si innestano così in un
tessuto profondo e godibile, in una aura lieve di saggezza.
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Recensione |
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