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Abbandonare Troia
Ancora una volta Zinna ci dà la
misura dell’eccezionalità del regime creativo. Ancora una volta, dico,
ripensando a Sàgana, quel capolavoro di raccolta poetica che qui non si
smentisce, bensì, semmai, si arricchisce e si consolida.
La scrittura lirica di
Zinna si fa squisita letteratura in forza di una omogeneità stilistica che si
riscontra nel tempo e che è tutta giocata non su pretese tematiche ma sulla
condizione interiore divenuta parola ironica. In quanto, a ben riflettere, ogni
scrittura poetica non può estendersi su proposte concettuali o ideologiche che
comportano il rischio della prosa (ben venga oggi la prosa, ma non la si
continui a chiamare poesia o, peggio, nuovo indirizzo di poesia!), bensì su
semplici motivi di fondo che più semplici ed unici sono, più giovano alla causa
della liricità; essenziale è appunto l’animus vivendi. Zinna ce ne
esterna un notevole esemplare.
Egli si ritrova faber
communis, partecipe alla banalità della vita quotidiana, sulla quale però,
se se ne distacca come poeta, innalza una sfera di giudizio ove c’è prevalente
si l’ironia, ma dove non manca la commessa sapienza del durare. La poesia
di Zinna è rara perché egli, dopo avere come denunciato la superfluità del
tutto, anche del dire, riesce a ricostruire liricamente l’aspro e vano esistere
degli oggetti, il loro e nostro scorrere nell’ovvietà, l’incongruenza
gesticolante di ciò che è umano; insomma Zinna è riuscito a parlare, non di rado
a cogliere nel marginale la nota struggente del mistero, quando è risultato
chiaro che ormai non c’è più nulla da dire.
Ecco che la sua scrittura
si fa citazione, coinvolgimento sarcastico di luoghi comuni, presa e
utilizzo irriverente dell’oggetto o della sentenza, il tutto macerato e risolto
al dominio di un io inesorabile che ora ride ora taglia con piglio lapidario. E
con un crescendo, attraverso le tre sezioni, dal ritmo più dolce della memoria
alla visione di un presente più acceso in senso provocatorio.
Pochi testi come
questo realizzano la sintesi di letteratura e vita, ma con evidente modernità di
intenzioni e di risultati espressivi, i quali stanno come una realizzazione
tutta siciliana, nella funzionalità del tono e nella acutezza degli accostamenti
e dei rimandi, di una sintesi di esperienze artistiche europee, a partire da
Brecht e dall’école du regard al postermetismo inteso appunto come linea
dell’estremo concreto e del profondo umano.
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Recensione |
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