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Del sognato
il sasso nello stagno
Edito nel 2009, Del sognato di Raffaele
Piazza ha il pregio di farsi rileggere anche a distanza di tempo, preannunciando
di fatto quelli che nel successivo “Alessia” – di cui abbiamo avuto modo di
parlare qui – saranno punti fermi e connotazioni precise di un lavoro poetico
personale in affermazione.
Del sognato si annuncia con la sezione Mediterranea, dove
in un percorso di versi e luoghi il poeta sembra cercare una collocazione fisica
alla sua voce, spaziando in ricordi e accadimenti ormai consegnati al ricordo,
al vissuto, al già stato che si configura come base, casa, appoggio per la
scrittura successiva. Questa sezione si chiude con la metaforica Fondali,
dove senza difficoltà possiamo, a mio avviso, leggere della Poesia stessa:
Sparsa nel sogno di marea attende lei,
fondali di scrittura, liberazione
di unità a farsi parole: testi
di telefonate da brivido di pesca,
film della vita nell’insieme
esatto nel senso di una voce che dà oltre
le liberazioni delle lune dei confini,
da Occidente alla Patagonia
al mondo alla fine
nel mondo: nell’oggetto che ne resta
di pietra (farsi sillaba).
Nella seconda sezione Del sognato – che si apre con
Camere per Internet e si chiude con Tavoli di lavoro – ecco che il
tono cambia, la poesia assume contorno di figura umana precisa e si fa più
vicina per situazioni al tempo in cui viene scritta, con i primi accenni di
quanto si realizzerà più tardi in altri libri e con il nome preciso di Alessia.
E la poesia inizia a martellare con numeri e date, iniziando quello che potrebbe
essere inteso come un percorso di catarsi, di liberazione da un qualcosa che
affolla e assilla il poeta: non ci è dato di conoscere questa ossessione che
attraversa ben due libri di questo autore, però ci lasciamo coinvolgere dai
suoni, dal vivere battente, insistente, da questo ritmo cardiaco vivo e vitale
che non dispiace.
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Recensione |
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