Natura Morta, di Paolo Ruffilli, è una silloge esaustiva. Nel senso che,
propriamente, è un'opera poetica sulla poetica stessa. Sull'approccio poetico in
sé, sul fare, oltre che sul dire, poesia. Una poesia che viene vissuta e che
viene lavorata in divenire, giorno dopo giorno.
Ed è esattamente una cosmogonia, come
anticipa l'autore, che tratta del reale e che ha come oggetto la vita, partendo
da quel concetto di terra come matrice dalla quale la vita stessa nasce e
finisce, “in travaglio costruttivo e distruttivo senza fine”.
Altamente significativa è la struttura del
volume, ripartito in sezioni dedicate ai temi fondamentali dell'indagine
oggettiva mediante le facoltà percettive e le categorie tipiche dell'uomo
contemporaneo. Si appronta, così, la descrizione, con strumenti lirici, dei
processi conoscitivi e psichici ma anche di quelli, non ultimi, biologici e
fisici, in un'analisi onnicomprensiva del circostante.
Si assume, quindi, la consapevolezza della
complessità e della contraddittorietà del reale (“la molla di tutto è invece la
contraddizione dentro l'unità” dice l’autore negli Appunti per una ipotesi di
poetica), oltre che la coscienza di un rapporto con l'esterno che necessita di
un rifugio centripeto verso l'interno e poi, anche, di una fuga salvifica verso
il trascendente.
Rilevante, in un contesto simile, diventa
l'enucleazione del processo di nominazione dello spazio oggettivo, e prima
ancora della genesi della parola medesima.
Parola che, nell'uso che ne fa l'autore,
gode di una forza intatta e di una pregnanza atavica, ed assurge ad un ruolo
assoluto. Conseguentemente, diventano imprescindibili sia l'impulso musicale
come regolatore della versificazione, sia la scarnificazione e la rarefazione
della composizione che esaltano, appunto, la parola e il suo tratto.
A conferma della centralità del segno è la
definizione, prettamente semiotica, del concetto di arte: “arte è il linguaggio
che all'oggetto lega il segno in un rapporto originale di ri-conoscimento”.
Poesia, perciò, come originale istituzione di un legame autentico con la natura,
intesa nel suo senso più esteso. Poesia come ricerca delle componenti più intime
e più specifiche dell'uomo, il quale non si stanca di battere quel sentiero
angusto che, solo, può ricondurlo al perduto di sé.