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Alessia e Mirta
Alla
interessante raccolta “Alessia e Mirta” di Raffaele Piazza, ci si accosta esitanti e si procede cautamente nella lettura, turbati
dalla densità concettuale che pian piano si dirada in virtù dei tanti
riferimenti alla concretezza del vivere, fino ad arrivare dove le due figure
femminili evocate dal titolo svelano il filo rosso che le unisce: l’abbandono.
Temuto da parte di Alessia e dolorosamente realizzato da Mirta.
Sulla prudenza iniziale, allora, prevale nel lettore un’ansia di sapere, di
conoscere, di cercare consonanze con il proprio vissuto e “ragazza Alessia”, che
trova la sicurezza necessaria per procedere nella vita facendo l’amore con
Giovanni, si accampa come un antidoto all’angoscia che Mirta incarna e che ogni
lettore, in quella forma o in altre, può aver sperimentato.
Se
Alessia è gioiosa sensualità che esplora la terra, Mirta è spirito che dall’«oltrecielo»
detta, all’amico che la piange, una poesia.
Anche questo intenso, dolente dialogo terra-cielo, reso con raffinata maestria
verbale da Raffaele Piazza, può essere ravvisato come un senso possibile del
“fare” poesia.
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Recensione |
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