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San Calogero di Naro
Tutti
interessanti i libri di Gabriela Frenna; quest’ultimo, però, San Calogero di Naro, lo è un po’ più degli altri perché fornisce più particolari che non si
conoscevano,
dell’infanzia del padre, e appaga la curiosità dei lettori. E’ importante
conoscere la vita di un personaggio della cultura in genere per il fatto che la
formazione dell’uomo, il suo comportamento, le sue tendenze, le sue scelte sono
legati, di solito, all’ambiente in cui si è cresciuti, alle persone che ne sono
state i modelli, al tenore di vita che s’è condotto, all’impronta che le
circostanze storiche ha inciso sulle esperienze di ognuno. M’è sembrata una
leggenda, una fiaba, la storia del piccolo Michele che, in pellegrinaggio con la
famiglia verso il Santuario di San Calogero di Naro, tra le braccia del padre,
improvvisamente, sorprendendo tutti, grida «Viva San Calogero!».
E pensare
che il bambino parlava per la prima volta dopo due anni di mutismo! Un miracolo
di San Calogero? Ciò credettero i parenti, felici, e convinti.
Tutto il
testo è motivo di stimolo a scoprire il nuovo e l’inedito, non solo le notizie
di cui si era già informati sulla carriera artistica del Mosaicista siciliano,
queste ultime esposte in maniera più ampia e con una disamina più
esauriente. Utile, e ben congegnata, l’intervista di Sandro Serradifalco; le sue
domande seguono un percorso cronologico e permettono all’intervistato di
ripercorrere il suo evolversi progressivo, dall’infanzia ai tempi attuali, di
ricordare e trasmettere ai lettori tanti particolari di sé e della sua famiglia
nonché dei luoghi che l’ hanno visto crescere e affermarsi nella sua arte. Le
nostre conoscenze sulla terra del sole e degli agrumi, sulle sue tradizioni e sui suoi
Santi – nel nostro caso San Calogero di Naro – si arricchiscono di ulteriori
notizie, acuiscono il nostro desiderio di voler tornare ad esplorare i paesi già
visti e a volerne vedere di nuovi.
Ed ora un
accenno alla fede di Michele Frenna, una fede profonda, sentita, che traspare da
tutte le sue opere, non soltanto da quelle di argomento religioso. La fede, come
egli confessa, gli è stata trasmessa dalla famiglia fin dalla sua tenera età.
Esplose in lui durante il pellegrinaggio al San Calogero, entrò nel suo animo
puro, ingenuo, come folgorazione ed operò il miracolo: gli ridette l’uso della
parola. Queste le sue convinzioni: la fede sostiene nel dolore,dà forza per
affrontare ostacoli, risolvere problemi, vincere angosce. Se la fede entrasse in
tutte le istituzioni, quelle familiari politiche sociali in preminenza, non ci
sarebbero più guerre e gli uomini vivrebbero in pace. «Le mie opere diffondono
serenità. Con i miei mosaici ho voluto testimoniare la mia fede e diffondere i
principi cristiani» così egli risponde ad una della domande dell’intervista.
Che dire
della poetessa Gabriella che, oltre che come prolifica scrittrice, si va
affermando sempre più come critico letterario non solo, pure come “critico
d’arte”?
Tanti i saggi da lei
pubblicati su noti scrittori attuali: Vincenzo Rossi, Carmine Manzi, Brandisio
Andolfi, Ernesto Papandrea, Leonardo Selvaggi ed altri ancora. S’è rivelata
valida, esperta esegeta anche nell’arte mosaica tanto che riesce ad esprimere
giudizi precisi, da competente, su tutte le opere del padre, ad interpretarne
colori, forme, sfumature, luci ed ombre, a leggere lo stato d’animo dei
soggetti, a dare spiegazioni esatte su dettagli che sfuggono ai profani, persino
ad osare qualche consiglio al padre, il bravissimo Maestro Michele Frenna, ormai
noto mosaicista internazionale. Ciò lo deve al fatto di essere sempre stata
accanto al padre, di averlo seguito, e sostenuto moralmente, nel suo paziente
lavoro, d’averne imparato i segreti e condiviso e ammirato lo spirito artistico.
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Recensione |
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