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Il profumo dell’iris

“Caro Roberto, al mare sotto l’ombrellone e ristorato da una lieve brezza, mi sono gustato la tua raccolta di poesie.
Tu sai quanto apprezzi i tuoi lavori.
Qui hai ritratto Firenze in un preciso momento storico.
Fra tanti anni chi vorrà conoscere il vero volto della tua città
non dovrà consultare giornali o reportage televisivi e neppure cronaca o storia, ma questo bel testo.
Complimenti,

Giuliano”

10 agosto 2019

L’erta dei Catinai (p. 48)

L’odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime,
a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto,
portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare,
l’immenso edificio del ricordo.

Marcel Proust, Dalla parte di Swann.

Un mazzo di fiori
sulla mensola del tabernacolo
della Madonna dei Ricci
ai piedi dell’erta dei Catinai.

Un mondo di sensi ritorna.
La folla sale e scende,
carri, barrocci carichi
di terrecotte, catini, orci.
Cavalli, coppie di muli,
asini incespicano per la salita.

Tra la folla, le lavandaie
portano cesti di biancheria
lavata nelle acque dell’Ema,
profumata dai fiori dell’iris.

Iride, una madonna fiorentina,
promise amore al giovane
che dipinse un fiore così perfetto
da ingannare una farfalla.
Da lei ebbe nome iris,
il simbolo di Firenze.

Dopo l’erta dei Catinai
si apre la vista su Firenze,
città di bellezza elegante
preziosa come il profumo
dell’iris, dal tono austero,
riservato. Si concede solo
a chi la ama, la sa apprezzare.

Recensione
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