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Bonsai
Sbalorditivo nel libro
Bonsai di Lucio Zinna (1989) il suo sogno di amor sacro: l’ideale è Teresa
di Lieseux, l’immanenza serena è Elide, il corrispettivo animale il gatto
Raffaele, tutte “presenze diversamente vive”. Il titolo Bonsai riduce la
poetica degli oggetti in chiave mistica, pur nel dolore di un mal pagato amor di
prossimo. Alle qualità angeliche sono legate creature animali come per C. Smart:
il gatto è Cherubino, un termine dell’Angelo-tigre; ogni presenza riveste allora
un carattere di sacralità. L’antipatia stessa che trasuda per i falsi amici, è
un amore deluso. L’attenzione sulla donna è concentrata nell’occhio alla maniera
stilnovistica; importante è la luce e la facoltà di illuminare il destino intimo
del poeta che dialoga con la luce paradisiacamente con intensità diverse, a
seconda della sua fonte, più alta, meno alta.
La poetica delle piccole
cose è, qui, sfociata, con più morbidezza rispetto alla distruzione mistica
barberiana, in una dimensione evangelica: passa attraverso “le cose”
dell’infanzia sulla scia di una “sofferta luce”. La luce avvolge le presenze più
importanti che altresì la emanano, aiuta a sopportare, per la presenza (più in
basso) di calore, le inimicizie, le ostilità, ogni molesta presenza nella vita.
Non è esclusa da
questo splendido libretto, edito da Ila Palma (Palermo), l’invettiva che si
compone nella speranza e in una pazienza cristiana.
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Recensione |
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