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Prefazione a
Inventario del motociclista in partenza per la Parigi-Dakar
di Rossano Onano

la Scheda del libro

Maria Grazia Lenisa

Rossano Onano da L'incombenza individuale e successivamente Dolci velenosissime spezie articola la sua poesia su due registri formali: quello breve che cattura ironizzati barbagli lirici, quello disteso più in una sorta di recitativo che di racconto, commentato in parentesi alla maniera dei prosimetra.

Dall'una e dall'altra forma il poeta, facendosi sempre più tecnicamente scaltro, sa trarre effetti di autentica originalità. L'ironia “interpone la giusta misura (G. Ferri) tra sentimento e distacco”, misura che per altro viene identificata da Onano come smacco nel ridimensionare gli aneliti impossibili.

La riflessione critica non distrugge la poesia, ma la pone sempre un po' più in là come meta da raggiungere.

Esempio saliente del discorso lungo è la pièce dove recitano Guido Cavalcanti, Cecco Angiolieri, Becchina (tra silenzi eloquenti e parole) ed il coro in una confusione cronotopica, sottolineata dall'ironia e dal distaccarsi della voce contemporanea dal coro atemporale: ironia sia sui fatti della letteratura che della vita.

Ci troviamo di fronte ad un autore caustico ed affettuoso che ci riporta all'Angiolieri con una giocosità più fortemente perturbata dal reale, anti-idealisticamente ridotto, se non insorgesse contrapposto il bisogno appunto di un ideale a far scaturire il contrario in chiave di protesta. La disperazione viene contemplata e dissolta, ma nei confronti dell'Altro, del recitante. In sostanza anche per l'Angiolieri la posizione antipetrarchesca (“Maledetta sie l'or'e il post' e 'l giorno...), contraria al “fino amor”, nascondeva il bisogno di un ideale, più esplicita senza meno in Rossano Onano che regala all'angelo (la Donna) “...il silenzio chiuso, il nostro inarrestato cuore nero. “ (La sapienza di Salomone ed altre fenomenologie). L'elaborazione mistica è la risposta all'atto sessuale mancato. Onano fa serpeggiare un'ironia amara al retrogusto religioso (a proposito della “levitazione”), intesa nella petizione accesa dell'umanità di Cristo, come fuga proprio dall'umanità, per paura del proprio abisso di fuoco (“sospetta è Teresa ascensionale”). Religione e mito, nel sapere poetico, vibrante di interrogazioni profonde, vengono fortemente scossi, e l'amore è assegnato alla caducità alla quale il poeta, in quella tensione di vita e di stile letterario, non sa rassegnarsi.

L'immagine della vita, dell'uomo e della donna, a quarant'anni, davvero s'imparentano alla poesia comico-realistica del duecento come nocciolo. La donna darebbe tutta la sua “gloria” spirituale e corporale “per due trecce con l'elastico”, l'uomo “per la cinghia con due buchi di meno”.

In Onano la consapevolezza delle angustie della vita pone limiti alla poesia per il superamento continuo in uno stato di inquietudine che è continua tensione, sicura garanzia, nell'umiltà, verso i traguardi di smacco, i soli capaci di assegnare al poeta il successo dell'opera.

L'uomo e la donna ormai sanno che se “i miti fiabeschi ci mentivano...”, menzogna più disarmante è “la nudità, priva di magie... Questi corpi desolati” (Cesarano).

L'angelo di Onano si allontana, me egli, dopo il suo passaggio, almeno ne cerca il profumo umano e letterario, anche se comprende come mestiere dell'amore sia deludere e della poesia illudere (e deludere i lettori frettolosi), così lo smacco almeno garantisce l'essersi posti mete troppo alte, fuori dalla quiescenza di un successo narcisistico.

Se preleviamo, ora, un campione di poesia breve in Inventario del motociclista in partenza per la Parigi-Dakar, notiamo come Rossano Onano nel giro di sei versi (“Anima di turchese, apriva il vento appunto l'anima / del giglio al polline incompatibile, richiudeva / i petali poi per la mattanza, rabbrividiva: ora si / riveste il fiore di cellofane, ricerca le temperate / serre: per quanto tempo il vento alita i vetri ancora / ansima, spia, considera se il giglio è infelice almeno”.) presenti oggetti concreti, rendendoli perfettamente indeterminati.

Lo scarto acuisce la percezione non dell'oggetto reale, ma della sua astrazione, rendendoli emblemi, fuori dalla poetica (da Pascoli a Montale) oggettuale, più alla maniera violenta e solitaria del portoghese Eugenio De Andrade, nel mascheramento però dell'ironia, nell'abolizione della distanza tra la fonte e la metafora.

Teniamo sempre presente il valore letterario e biologico dei due registri di forma (lirico-antilirico).

Lo stesso recitativo, ritornando alla misura più distesa, non trova riscontro nei termini di una poesia racconto (o diaristica), ma è un recitare, un assumere psicodrammaticamente diverse parti e liberarsene, alla fine, nella coscienza di smacco che torna a riproporre aneliti e tentativi, che ne è molla.

Il nuovo libro pare sia stato scritto parallelamente a Dolci velenosissime spezie che dovrebbero rappresentare addirittura una scelta. Ma per quella fortuna che assegna al Caso l'ordine più giusto, abbiamo davanti un libro calibrato, agganciante, con la sapienza di due misure formali, assimilate quasi biologicamente, fino a rendere più chiara la precisazione critica e gli agganci.

Che il testo, variato da chi lo legge o variamente interpretato, porti come si auspica Barberi, verità della letteratura e della vita, importa di più. Scrivere è desiderio ed è il seme della vita che fa fiorire altrove infinite, possibili vite che il linguaggio dell'Altro rischiosamente anima. La poesia allora con gioia, disperatamente, resta “la vita nei secoli” (Pasolini). Solo allora la parola non è involucro, ma brage. Solo allora l'eco è più sconvolgente della voce che chiama, qui, ora, per il suo invadere altri spazi, provocando in chi ode timore, in chi chiama sorpresa, perché la voce continuerà nel silenzio della bocca che l'ha pronunciata.

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