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Prefazione a
Alleluia in sala d'armi. Parata e risposta
di Rossano Onano e Domenico Defelice
la
Scheda del
libro
saggistica

Giuseppe Leone
Non poteva finire
meglio per Alleluia – la rubrica satirica uscita di scena qualche mese fa
dalla rivista Pomezia-Notizie – se ora ricompare in questo volume con il titolo
Alleluia in sala d'armi-parata e risposta, dopo che Rossano Onano,
coautore assieme a Domenico Defelice, ha deciso di non continuare più le sue
pubblicazioni periodiche.
Né poteva finire meglio per i
suoi autori, se anch'essi, davanti all'esigenza di chiudere un'esperienza, ne
riaprono un'altra, non meno collaborativa e intensa, e portata avanti, quanto a
qualità di “colpi” e d'inventiva, con non minore freschezza e tanta voglia
ancora di “duellare”.
Ha iniziato Onano, e Defelice,
con la stessa prontezza con cui si è sempre difeso davanti alle estemporanee
provocazioni dell'amico, ha “parato e risposto”, anche questa volta, da par suo:
prima, accettando la scelta di sospendere le uscite mensili della rubrica, e
poi, acconsentendo anche a una successiva proposta di Onano, che lo invitava a
raccogliere in un unico testo le rubriche che per due anni avevano deliziato i
lettori della rivista.
E continuando in questo
duello infinito, sono riusciti a evitare alla rubrica una rovinosa e ingloriosa
caduta. Già il titolo, Alleluia in sala d'armi, indicando il luogo dove
la rubrica è stata conservata, rassicura autori e lettori che la sua
sopravvivenza e la sua reputazione sono state messe in salvo. E' la sala d'armi
il luogo dove gli istruttori hanno lo scopo di studiare e diffondere le arti
marziali italiane del medioevo e del rinascimento, con una missione ben precisa,
che non è quella di creare uno stile di combattimento nuovo, ma quella della
rinascita dello stile di combattimento italiano. La stessa missione che ora si
ritagliano Onano e Defelice nell'ambito della satira, che non è quella di creare
un'arte nuova, ma di far rinascere l'antica arte di Pasquino, questa volta però
rinnovata nello stile per la forma dialogica che la caratterizza.
E in forma già dialogica gli
autori chiariscono perché sono giunti alla decisione di porre fine alla rubrica.
Comincia Onano dicendo che lo ha fatto per il disgusto e la malinconia che gli
ha procurato la vista di una foto del Papa che abbraccia un bambino vestito
da Papa, perché troppo stridente è stato per lui il contrasto fra la sincera
ammirazione per Papa Francesco e una specie di fastidio per il bambino offerto
dal padre, e conciato a quel modo. Defelice, di rincalzo, scrive di comprenderne
le ragioni, ricordando come un conflitto del genere avesse determinato in lui la
decisione di smettere di dipingere: da una parte, il disturbo per la presenza
del Presidente Pertini con il suo codazzo, in superficie, e dall'altra,
l'ammirazione per il bambino nel pozzo a Vermicino.
Si diceva il ritorno a
Pasquino e in effetti negli Alleluia di Onano e Defelice il sarcasmo e la
satira sembrerebbero rimandare alla tradizione delle pasquinate, quei mordaci e
ingiuriosi componimenti su cartelli e manifesti satirici che durante la notte
venivano preferibilmente appesi al collo di alcune statue (fra cui Pasquino, da
cui il nome) situate in luoghi frequentati della città, in modo che la mattina
seguente potessero essere visti e letti da chiunque, prima che la polizia
dell'epoca li sequestrasse. Ma non solo alla tradizione della celebre maschera
romanesca, anche a Giovannino Guareschi, se Onano, in uno dei tanti suoi input,
consigliando alla Protezione civile un modo efficace per dare l'allerta
climatica,ricorda che “Don Camillo suonava le campane, quando il Po esondava”.
Ecco, allora, i due autori
“duellare” su temi e fatti di cronaca che vanno dalle tasse: l'Irpef
“tricornuta” e l'Imu “maggiorata”, alla Costa Concordia, la nave
arenatasi all'isola del Giglio la cui tragica fine ha fatto aumentare il numero
dei turisti che vengono per fotografarla, grazie a Schettino ora davvero degno
di una cittadinanza onoraria; alla pari opportunità fra uomo e donna, secondo
l'amministrazione provinciale di Reggio Emilia, dove, con un presidente donna,
l'assessore al personale donna, il dirigente alle risorse umane donna, si è
deliberato che, tra un candidato maschio e uno femmina, a parità di titoli si
debba privilegiare il gentil sesso; al tempo determinato dei matrimoni in Italia
a cui clamorosamente contraddice in tempo indeterminato del mantenimento del
coniuge; ai pensionati “a scuola” dai nipoti per imparare l'uso del computer;
alla Tav, che, a un reggiano che parte dalla sua città per raggiungere Bologna,
fa risparmiare 10 minuti.
Il tutto in un botta e
risposta, fra un input in prosa di Onano e un controcanto in versi di Defelice,
dove, attraverso uno stile essenziale e tagliente, i due possono mettere in
mostra: il primo, il gusto del contrario, del paradosso, dell'antifrasi, grazie
al quale riesce a mettere sotto gli occhi dell'amico molti aspetti della realtà
quotidiana, prospettandogli i fatti e i casi più inverosimili, gli eventi più
impraticabili, i casi più critici; il secondo, la propria vena ironica e
sarcastica, sempre sorretto da una visione etica della realtà e della vita, sì
da far risultare la sua arte una scienza morale.
Un dialogo satirico, allora,
questo Alleluia in sala d'armi fra un intervistatore che sa come
avvelenare i pozzi, si fa per dire, e un intervistato che sa stare al gioco,
munito com'è di una satira che ricorda il Belli, per la spontaneità della sua
arte che rifiuta artifici e ogni forma d'ipocrisia, e come lui, “a volte
conservatore, a volte ribelle, ora anarchico, ora favorevole al patriziato, ora
plebeo” - per dirla con Leonardo Selvaggi, che così aveva detto parlando del
poeta romanesco.
Due autori, Onano e Defelice,
che si completano a tal punto, fino a diventare, a lettura conclusa, un solo
scrittore e un'unica psicologia, per l'univoca convinzione che essi hanno
raggiunto, di salvare almeno la rubrica, ora che il loro sodalizio è finito. E
la rubrica può dirsi veramente salva, al netto, com'è ora, dai contrasti
inevitabili a cui vanno incontro due scrittori allorquando decidono di mettersi
insieme.
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