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Studio per un'intervista
Certamente mi piace e penso un gran bene di un’intervista. Penso però che
tendenzialmente essa annoia chi legge, a meno che non si tratti di un’intervista
a persona dotata di grande potere politico, economico, semmai su piano mondiale,
perché lì sono in gioco importanti interessi dei cittadini se non dell’umanità.
Scrivere è una condanna. L’intellettuale è destinato a soffrire (l’hanno detto in tanti, da ultimo Umberto Eco se non sbaglio). Eppure potrei morire da costrizione a non scrivere.
Non è per vanagloria, ma se c’è uno che scrive, ci deve essere almeno uno che legge (il commento viene di conseguenza). Siamo fortunati noi scrittori, nel teatro gli spettatori devono essere almeno tre (Eduardo docet).
Non c’è differenza, dato il mio modo di concepire la poesia (per saperne di più v. il mio ultimo libro: Poesie con mia figlia Dalila (Ismeca editrice, Bologna 2009 – Isbn 978 88 6416 041 2), per cui anche scrivere un giallo può essere poesia, o andare a trovare un amico all’ospedale, lasciarsi commuovere dal sorriso di un bambino, portare la cena ad un vecchio o ad un ammalato e così via. Tutti sono potenzialmente poeti, come potenzialmente santi. Preferisco leggere e non bruciare o veder bruciare lo spirito della poesia. E nel leggere, sono felice quando trovo qualcosa che mi piace, fosse anche un trattato di filosofia o matematica, una sentenza o appunti di viaggio.
Vale la risposta di prima. Spero (ma non sempre ciò può accadere) che siano poesie le mie cose, almeno che non meriti di essere bruciato. Spero di non trovarmi mai a bruciare io lo spirito della poesia.
A questo punto, dato quanto sopra premesso, sorge spontaneo, direi, il mio commento, e cioè “la domanda non è pertinente” (come direbbe il compianto Mike). Su “Literary.it” c’è solo poesia. Tutto il resto è commento.
Il resoconto di molte serate e manifestazioni poetiche. Ma questa probabilmente non è poesia, bensì utopia (che pure è indispensabile per l’umanità).
Certo. Non saremmo qui altrimenti. Non avrei neanche risposto alle domande.
Se qualcuno mi proporrà di scrivere per una nuova antologia io ci sarò. Potete giurarci.
Certo che non
ho critiche. “Sicuramente” non ne ho. Il mio pensiero è che non c’è critica per
chi opera, si dà da fare e fa del proprio meglio. Sono pronto a criticare
fannulloni, perdigiorno, infidi, malevoli e così via. Non criticherò mai persone
per bene di fronte allo spirito dell’Uomo; se richiesto do e darò solo e sempre
pareri nel mio piccolo e con i miei limiti.
Ahimé no. Sono un implacabile citazionista e scopiazzatore di autori vari noti e non noti, questa è la forza ispiratrice del mio scrivere. Sembra brutto ma non è. Mi rifaccio al discorso di prima: sentimento, buona fede, forza ispiratrice non mancano. Nessuno crea dal nulla e, credo, non c’è demerito in me se non c’è in chi guarda la donzelletta tornare dalla campagna o il paesaggio collinare verso l’Adriatico nello stendere le sue opere più belle. Io non baro. Al contrario amo tutti gli autori ai quali mi rifaccio per cui mi sembrerebbe di tradire qualcuno facendo qui dei nomi.
Sono stufo di
aggiornamenti, corsi, crediti formativi e quant’altro. La vita è un’altra cosa.
Stiamo un po’ perdendo più che la libertà, il senso della libertà, come gli
uccelli in grandi voliere.
Sono un assiduo visitatore anche degli spazi di altri autori. L’intermezzo estivo ha avuto il suo peso. Ma ho ripreso e sto ritornando con la consueta assiduità.
Cribbio! (scherzo) Utilissima. Sarebbe un servizio in più che non mancherebbe di dare interessanti frutti.
Tutte grandi
cose ovviamente.
Certo! Anzi certissimo! Voglio sempre stare con voi e con chi fa e legge e diffonde cose buone, poesia, cultura, dà l’anima, promuove l’anima per le persone e soprattutto per i giovani, e mai con chi affossa l’anima, trama, addormenta le coscienze e così via. Credo proprio che ci siamo capiti.
A proposito… sono sempre pronto rispondere ad altre domande che voleste propormi. 17.11.2009 |
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