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Armonici cromatismi emozionali
Il romanzo “Armonici cromatismi emozionali” consente all’autore, Giovanni
Tavčar, di rivelare sin dal titolo il connubio tra musica e sentimento che
caratterizza la narrazione. Un corso di perfezionamento di musica d’insieme a
Salisburgo, diventa infatti occasione per la nascita di sincere amicizie e di un
grande, sofferto amore. Lisi, Melanie e Marco sono i tre giovani che frequentano
il corso, ma la bellezza abbagliante di Melanie fa presto sorgere un amore
travolgente in Marco che già nel vederla la prima volta resta colpito dal suo
“corpo snello e perfetto … i lunghi capelli biondi che rilucevano luminosi … gli
occhi che cambiavano di colore dall’azzurro al verde chiaro, a seconda della
luce che li colpiva” (pag. 19). Un’attrazione mai vissuta prima, che segna
l’incipit di un amore, l’aprirsi di un reciproco sentire che presto, dal momento
in cui “non vi lessero più avanti”, terrà i due giovani avvinghiati in un
sentimento sospeso, in bilico tra il bene e il male, la gioia e il dolore, la
brezza e la rovina.
Ma forse è opportuno prescindere dalla rievocazione dantesca, perché qui non si
arriva all’omicidio, come nella bella e funesta storia di Paolo e Francesca e,
al di là del reciproco soffrire per l’ineliminabile separazione, i concerti, la
musica, complici involontari, consentono ai due di rivedersi di tanto in tanto
e, alla fine, attraverso una sorta di freudiana rielaborazione del lutto, a
trasformare l’amore in amicizia.
Ma trattasi di un’amicizia coercitiva e pertanto faville improvvise sorgono,
quando il limbo si trasforma in paradiso e l’angelica figura ripaga Marco della
noia del vivere. La narrazione della vicenda è ampiamente pausata da pagine di
tecnica e critica musicale, attraverso le quali il narratore musicologo rivela
la sua ampia competenza in tale ambito, ma a variegare la storia ci sono anche
le bellissime descrizioni dei monumenti delle varie città visitate che fanno di
Marco non solo un bravo musicista, ma anche una competente guida turistica. Se
si aggiunge che gli interessi di Marco si estendono alla lettura e alla
scrittura, si può affermare che il protagonista sembra l’alter ego del
narratore-scrittore, che, in posizione eterodiegetica, non può che rispecchiare
i suoi molteplici interessi nel protagonista.
Lo stile è chiaro, scorrevole e l’uso, a volte, del linguaggio specifico
musicale non appesantisce per niente la lettura perché alternano abilmente alla
narrazione della fabula, che nel suo insieme, può considerarsi un inno
all’amore, quell’amore che “le difficoltà e le imposizioni della vita non
riescono a piegare e a spegnere” (pag. 192).
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Recensione |
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