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Florilegi femminili controvento
Firenze,
Circolo culturale Casa di Dante,
novembre 2017
Occhio sull'Autore
Come si può bene
percepire dalla nota biobibliografica in quarta di copertina di Florilegi
femminili controvento, il libro che stasera è oggetto della nostra
conversazione, si tratta di una presenza autorevole nel panorama dell’odierna
poesia. Le iniziative culturali e di orientamento scolastico da lei promosse, in
particolare con L’Associazione Levi-Montalcini, così come le sue collaborazioni
a riviste, tra cui quella con La Nuova Tribuna Letteraria, e le sue
partecipazioni a antologie, sono numerose. L’elenco delle sue pubblicazioni è
particolarmente lungo e altrettanto lungo è l’elenco dei riconoscimenti ottenuti
e delle voci critiche che a lei si sono interessate. Solo per citarne alcune:
Giorgio Bárberi Squarotti, Marilla Battilana, Paolo Ruffilli, Stefano Valentini,
Mario Richter e Andrea Zanzotto. Con Richter ha curato nel 2013 gli Atti del
convegno da lei organizzato Il sacro e altro nella poesia di Zanzotto.
A firma di Richter, e
sempre in quarta di copertina, si può leggere una nota sintetica ma
particolarmente illuminante e sapiente su questo Florilegi femminili
controvento, libro ampiamente gratificato da riconoscimenti e successi.
Come si può arguire
chiaramente dal titolo, la tematica su cui ruota la poesia di Maria Luisa è qui
centrata sulle figure femminili, simbolicamente affiancate ai fiori, alla loro
bellezza, al loro delicato o intenso profumo, e da lei affrontate sotto le più
varie angolazioni, dalla dimensione pubblica e celebre, come Rita Levi
Montalcini o Madre Teresa di Calcutta a quella più intima e privata, come le
care presenze familiari, la mamma, la nipotina, la nuora, le zie, le amiche.
Emergono figure di donne mai banali, “controvento”, esemplari tra le
oscillazioni di dolori, gioie e continue “rinascite” che la vita comporta,
portatrici di alti valori e capaci di non comune impegno sociale. Sono ritratti
che non si arrestano alla superficie, “la valigia esteriore dell’uomo”, ma
scavano nel complesso labirinto dell’anima femminile, esplorando con delicatezza
tra segreti e emozioni, sempre tese a trovare il senso ultimo dell’esistenza.
Il libro si presenta
suddiviso in cinque sezioni: Dediche, Piccole Donne, Donne di
casa mia, Incontri, Florilegi d’amore e memoria.
Sezioni, come giustamente osserva Giuseppe Manitta nella prefazione,
ipoteticamente definibili “cantiche”, (termine che, tra l’altro, ben si adatta
alla Casa di Dante che stasera ci ospita); ne sarebbe conferma l’attenzione e la
dedica a Maria, “fiore d’elisio di paradiso / sguardo di cielo sfrangiato
d’azzurro / bagliore d’iride divina”, con cui inizia l’ultima parte del libro.
Ogni sezione o cantica,
focalizzata su persone diverse, ha peculiarità precise, ma in ogni ritratto è
manifesta l’esaltazione della figura femminile, la sua essenza, le sue
incredibili e troppo spesso non riconosciute potenzialità. Una concezione che
culmina nella figura di Maria, la Madonna, massima espressione di amore, di
sacrificio, di maternità, contemporaneamente legata alla terra e al cielo,
ispiratrice di opere d’arte che rimangono dentro “come arpa divina del creato” e
i cui occhi riflettono l’amorevole sguardo divino.
Una nota particolare
merita lo stile di questa autrice, già ampiamente e ottimamente rilevato da chi
si è espresso sulla sua poesia. Uno stile dall’alto contenuto etico, anzi, come
sosteneva Zanzotto, “di intensità etica oltre che estetica”, raffinatissimo,
ricco di figure retoriche (anafore, sinestesie, ossimori...), di grande
musicalità, volto ad armonizzare sapientemente un linguaggio colloquiale con un
lessico colto, che affonda con estrema naturalezza le sue radici nella lingua
latina e greca. La maestria nel giocare con questi elementi diversi, conferisce
al dettato un tono aulico, prezioso, a tratti disteso e meditativo,
suggestivamente moderno e raro nel panorama letterario odierno, dove non di rado
si fa strada una superficialità troppo spesso spacciata come innovazione. Un
panorama dove, per fortuna, nascono anche degni e profumatissimi “fiori”.
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Recensione |
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