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Indagine sul male assoluto
La dimensione del soprannaturale, che sin qui ha ispirato un’infinità di
scrittori nei loro tentativi di tradurre in finzione letteraria il rapporto
dell’uomo con i misteri dell’aldilà, trova nuova espressione in questo breve
romanzo di Luciano Nanni, narratore bolognese-padovano che in occasioni
precedenti s’era già misurato col “fantastico”, ottenendo risultati più che
apprezzabili. Luciano Nanni ha un modo tutto suo di raccontare.
Lo stile della
sua prosa, che denota una lunga esperienza nel campo della parola scritta,
procede calmo, piano, imperturbabile, anche di fronte alla necessità di
descrivere fatti truculenti o situazioni che si spingono al limite del
tenebroso. L’importante, quando ci si inventa una storia (anche fantastica), è
di saperla riportare con gusto ed equilibrio, in una forma dignitosa che non
perda mai di vista il senso unitario del discorso, la cura dei particolari e la
chiarezza della trama.
Come in tutti gli autori che non sono alle prime armi, o
che non si improvvisano scrittori cedendo ad una sorta di debolezza personale,
riteniamo che anche Luciano Nanni possieda le qualità artistiche e intellettuali
che fanno la differenza tra le prove dei dilettanti e le opere di coloro che
rispettano
i canoni di una più robusta letteratura.
Indagine sul male assoluto è un
libro – a tratti inquietante, cupo, sanguinolento – che riesce a coinvolgere
creando notevole suspense, secondo le palesi intenzioni dello scrittore.
Farne qui una sintesi potrebbe risultare antipatico per quanti, accingendosi ad affrontare
l’enigma di episodi oscuri e delittuosi, volessero leggere il romanzo da cima a
fondo, senza essere importunati da indizi non richiesti. Possiamo tuttavia
anticipare che, nell’economia del racconto, i sogni, le premonizioni, la vita
notturna del protagonista – e in generale l’ambiguo mondo del subconscio – hanno
un peso non indifferente.
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Recensione |
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