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Il canto stonato della Sirena
Se la Sirena non sa più cantare
Nel silenzio di una città abbondante di folklore e colori si sparge una
stridula voce di chi non ha fiato per urlare il proprio disagio. Queste grida
non sono mai ascoltate e rischiano di rimbalzare, inette, sulle mura antiche
della città. Gli scrittori riescono a cogliere e capire questo suono. In un
libro di 26 racconti, Monica Florio, autrice de Il canto stonato della
Sirena. Racconti di una città smarrita (Ilmondodisuklibri) ha dato voce a
chi ne aveva bisogno.
Alla
presentazione del volume, sono intervenuti, oltre all’autrice, Claudio Finelli e
Sergio Lambiase. Letture di Mariarosaria Riccio.
È un libro che offre l’input con una storia di fondo che verrà poi affidata
alla fantasia del lettore, il quale l’arricchirà in base alle proprie esperienze
o con semplice creatività. «L’autrice si avventura con disinvoltura nel mondo
del racconto: riesce a accorpare il nocciolo della situazione in poche pagine. I
personaggi sono inadeguati rispetto al loro ruolo, c’è sempre un netto scarto
tra quello che vogliono compiere e ciò che hanno adempiuto - ha commentato
Lambiase - Per la scelta dei luoghi, scarta zone della città antica, sceglie il
contorno della città, preferisce siti fuori dalla geografia ideale degli
scrittori. Sono racconti di storie napoletane non ambientate in luoghi canonici
per gli scrittori. Anche la scelta del titolo è anticonformista: alla sirena è
connaturale l’armonia ma qui la troviamo stonata. Questo identifica la città
smarrita che ha perso il suo ruolo». Anche Finelli interviene affermando che
«nell’abisso della città smarrita c’è sempre riscatto. Si è consapevoli di
un’apocalisse presente nella periferia ma, come un tumore, poi si espande verso
la città. La città smarrita è lei stessa un personaggio, il principale. I
personaggi si trovano fuori posto ovunque, sono tutti marchiati dalle stesse
malattie: la solitudine e l’invisibilità. Sono creature vive che, però,
posseggono una vita parallela non piena in quanto è priva di dignità.
Tentativo della Florio è ridare speranza con la parola narrata; in lei c’è
tempestività di lettura e scrittura, colonne portanti dei racconti, ma anche
tempestività di urgenza di salvare queste anime e la tempestività del suo
sguardo volto verso la città smarrita e coglierne il disagio». L’autrice
conclude: «Il futuro offre molto di più del presente, quindi, i personaggi si
trovano in uno stato di perenne attesa. Le tematiche trattate nel volume, quali
handicap, disadattamento e omosessualità saranno riproposte nei miei successivi
lavori e lo farò sempre accompagnando il tutto con leggera ironia. La realtà è
già di per sé triste e drammatica, non si deve appesantirla.
Il primo passo per la risalita è il riconoscimento della propria miseria».
15 giugno 2012
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Recensione |
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