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Barlumi e paesi
Si tratta di due plaquette che raccolgono alcuni
scritti
del noto critico Emerico Giachery, il quale
abbandonando la
veste di critico, esplica le sue riflessioni
sull’uomo, sulla sua
vita e sulla natura del pensiero. Il primo volume
raccoglie
due scritti Barlumi e Paesi dell’anima,
mentre il secondo
solo Sinfoniale. La scrittura, e quindi la
memoria, come afferma
egli stesso nella presentazione di Barlumi,
appare come
salvatrice. «Salvezze illusorie, titanistiche
sfide? Forse.
Ma alla fine che importa? Grandi scrittori e
pensatori, mistici
e santi si schierano contro il nulla. Ma anche
innumerevoli
uomini comuni, con semplice fede o soltanto
speranza».
L’incompiutezza non appare più quale limite, ma
quale dono,
mentre la comunicazione diventa «parte
essenziale, centrale
del mio mestiere, che definirei così:
interpretare e comunicare
interpretazioni, darne testimonianza». Il
mestiere
di critico si fonde con il “mestiere” di uomo. Il
critico si
tramuta in poeta, senza fare poesia, perché la
poesia se appariva
«paradigma di vita piena e felice», ben presto si
sarebbe
mostrata nella sua vacuità. Ma la scrittura
continua ad essere
essenziale, quale testimonianza del senso di
vivere. Lo scrivere
diventa il modo per sentirsi vivo, per
eternizzarsi nella
contingenza del tempo.
Nel secondo scritto l’autore fa ricorso al «dolce
archivio
memoriale che tesaurizza e delicatamente va
trasfigurando i
sempreverdi ‘paesi dell’anima’, una terra di
coerente compiutezza
e carattere che non comporti smisurate dimensioni
e distanze». Tra le riflessioni emerge il
desiderio giovanile
di fuga, quasi la smania di essere diverso, un
ulissismo giovanile
che il tempo e l’età hanno domato. La scoperta
dell’anima è la riscoperta di se stesso.
Nel secondo volumetto, Sinfoniale, si
percorre la stessa
scia di penetrazione interiore, di riflessione
filosofica, sulla
“sinfonia della vita”. tale sinfonia si
estrinseca nel viaggio
alla scoperta del mondo, nel confronto tra
società e culture
diverse, ma che spesso coesistono nella sua
anima. «Ricorderò
inoltre il sentimento di intima e salutare
compiutezza
generato in me, pochi anni or sono, dall’aver
potuto ravvicinare
in breve arco di mesi, e quasi idealmente
congiungere, i
due affettuosi ritorni, dopo lunghi anni di
assenza, alla città
paterna e alla città materna, tra loro
lontanissime».
Ancora una volta l’uomo si pone con attenzione da
poeta
al mondo e alla realtà, mostrandosi attento
osservatore che
sa cercare nello scrigno della memoria perle che
si ritenevano
perdute e che ora si riscoprono nuovamente.
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Recensione |
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