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La quarta glaciazione
L’opera di Giancarlo Micheli si
propone come poesia sperimentale, che mantiene un interesse per il senso, per la
poeticità, per il plurilinguismo. Rientra in una poesia estremamente
interessante di cui in pochi oggi in Italia hanno dato dei frutti, ovvero una
linea sperimentale che mantiene un senso nella poesia, in cui l’esperimento non
è solo fine a se stesso.
La poesia è dunque un fluire continuo, che si accosta
al fluire della vita: «La vita è il balsamo unico | E l’imbalsamazione un balzo
nella vita» (Del buio). Il cammino del poeta va alla ricerca della
libertà, del secretum e per raggiungere questi obiettivi medita sulla
realtà e su se stesso nella consapevolezza che «Nel volere ciò che non si è
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consiste la libertà» (Conatus in suo esse perseverandi). La riflessione
sulla vita avviene in uno status tra la realtà e la visione, tra la vita
stessa, il sonno e la morte. Nella dinamica della raccolta il desiderio di
libertà e la sua consapevolezza vengono spesso affiancati alla figura del vento
che ha una rilevante occorrenza lemmatica e che si connette non solo con la
libertà ma anche con la volubilità delle cose.
Questo moto che ha come
correlativo oggettivo il vento si ritrova nella prassi poetica attraverso il
poema, che è uno degli aspetti modernissimi, e allo stesso tempo classici, di
Giancarlo Micheli. Lo sperimentalismo poetico e la poesia modernissima
dell’autore divengono classici, difatti nella stessa raccolta si ha la sintesi
di come il classico, come lingua o struttura poematica, raggiunge lo status di
contemporaneità. Il poeta sta appeso «alle fibre degli sguardi (Amore della
prospettiva) e indaga il mistero dell’uomo: «Uomo è tanto bello vederti
passare | Confuso alla nube dei tuoi giorni | Ché non so bene chi tu sia | Di
che genere o da quale paese | Tu sei un mistero da custodire | E non una
conversazione | Da tenere in una stanza | Tra il tuo discorso e te» (Et
consumimur igni).
Il fluire poetico è percepibile non solo attraverso libere
associazioni di idee e di immagini, ma anche attraverso il plurilinguismo e la
mancanza, spesso, di segni interpuntivi che, tuttavia, non rende complessa la
lettura ma l’agevola nei meandri della mente del poeta. Si presenta, dunque, un
autore in viaggio eterno, alla ricerca di infiniti mondi possibili tra omerismo
e le infinite possibilità che ricordano leopardi: «Ho la mia nave | sulla quale
i viaggiatori | prendono il sole nelle mani | tutte le volte che immagini | Le
mura di Gerico | O una seconda opera | Lungo il tempo che fanno | Scegliendo ogni
volta | La loro legge e il loro amore | In ragione dei quali esistono | Possibili
in eterno». La quarta glaciazione di Giancarlo Micheli si presenta come diario
mentale in cui al centro abbiamo la parola che ha un valore archetipico in
quanto ogni lemma è essenziale.
La varietà degli stilemi è un altro aspetto
della raccolta come nel caso del poemetto in sequenza di sonetti Res
accendent lumina rebus. La ricerca di verità e libertà, nel fluire
delle infinite possibilità, rende l’uomo naufrago in «Un cedere del cuore
| Nelle
paratie del mare interno» (Naufraghi nel tempo), in cui si assiste al
dilagare e all’osservazione del poeta.
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Recensione |
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