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Grendel e il Poeta - Da Beowulf a Shakespeare
Ho letto con molto interesse il tuo
"volumetto" e l'ho trovato esemplarmente chiaro nel definire e delineare, con
saggi concisi ma esaustivi, un periodo cruciale per la storia della letteratura,
della lingua e della cultura inglese, che si estende approssimativamente da
Beowulf a John Donne, inizio e fine di una parabola che tocca Chaucer e le
influenze dei trecentisti italiani, il passaggio traumatico, ma effervescente,
dal Medioevo al Rinascimento, la nascita e lo svilupparsi dell'arte
drammaturgica che passa per Marlowe, ma che in Shakespeare raggiunge il suo
apice ineguagliato, che, come Dante, continua ancora oggi ad avere tante cose da
dirci e da farci sentire, con l'universalità del suo mondo, che incide
fortemente nella interiorità di ciascuno di noi.
Uno studioso polacco aveva,
qualche decennio fa, giustamente intitolato un suo saggio "Shakespeare nostro
contemporaneo" e il nostro amato TS. Eliot, al cui Prufrock di recente hai
dedicato un saggio che ho molto apprezzato, si è ispirato proprio all'Amleto di
Shakespeare per la famosa teoria del correlativo oggettivo, la più imitata nel
corso del nostro Novecento, non ultimo dal nostro stesso Montale, con la sua
poetica degli oggetti, ma che, per li rami, ci riportano a Donne e soprattutto
all'allegoria dantesca.
Grazie, Daniela, per averci offerto questo bel
contributo che, oltre a suggerire numerosi stimoli di riflessione, per me ha
rappresentato anche un piacevole viaggio nella memoria, non solo ai tempi
dell'università, ma anche agli studi che sono venuti dopo. Cito solo due esempi
[…]: Beowulf e la poesia metafisica e John Donne. Del Beowulf, che avevamo
imparato ad apprezzare nelle pagine di una famosa antologia di Carlo Izzo, ho
letto, sul finire degli anni Novanta, credo nel 1999, quando vivevo a Edimburgo,
una splendida traduzione in inglese, divenuta subito un bestseller, con modelli
di riferimento linguistici anche irlandesi, ad opera di Seamus Heaney, il grande
poeta nordirlandese che nel 1995, quando già lavorava a quella traduzione, vinse
il premio Nobel, dopo che pochi mesi prima era venuto a Pescara a ricevere il
Premio Flaiano per la Poesia.
Ricordo gli splendidi versi finali che descrivono
la morte e il funerale dell'eroe Beowulf, che ha sconfitto il malvagio Grendel,
con l'onore a lui tributato dal suo popolo: "Dissero che di tutti i regnanti
della terra egli era stato il più generoso, equo e buono." Potrei andare avanti
[…]. Solo un accenno a Donne, con quel bellissimo "Nessun uomo è un'isola", il
grande poeta metafisico, che affonda le sue origini anche nella nostra migliore
tradizione - tu giustamente citi Petrarca - e che rappresenta, grazie anche allo
splendido saggio eliotiano a cui opportunamente fai riferimento, un grande
modello per la poesia moderna e contemporanea, direi da Browning in poi, ma che
soprattutto incarna quella splendida fusione tra "cielo" e "terra", tra pensiero
e natura, che nella nostra tradizione è esemplificata da Machiavelli e da
Galilei ai quali l'Università di Harvard in questi giorni dedica un importante
convegno indicandoli come i due grandi maestri della modernità.
È bene per
concludere ricordare un verso di Donne di struggente attualità, un monito per
tutti noi: "La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce / perché io sono parte
dell'umanità." E poi quelli celebrati da Hemingway. So bene che il tuo libro
merita molto di più. […]
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Recensione |
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