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Oriana Fallaci. Amore, vita e morte nelle sue
opere
Non sono una scrittrice ma amo la buona scrittura e quando ho letto,
per caso, una raccolta di poesie di Nicoletta Corsalini, per la precisione “La
solitudine delle maree”, ho sentito stupore come per qualcosa che rispondeva a
una mia esigenza, ad una mia attesa, ma che mi sovrastava. Quei componimenti
brevi ed eterei come haiku giapponesi, suscitavano in me intense emozioni e
così, quando ho incontrata l’autrice, ho provato la sensazione di conoscerla da
sempre, anzi di riconoscerla per chissà quali misteriose affinità.
Su “Oriana Fallaci - Amore, vita e morte nelle sue opere”, già molto è
stato detto e scritto da gente più competente di me.
Ciò che ho colto in particolare in quest’opera è il rapporto
asimmetrico esistente tra le due donne: inquieta, schiva, tormentata, a volte
amara la Fallaci; serena, solare, dolce e spontanea la Corsalini; ed è stata
proprio la percezione della diversità a caricare Nicoletta di quella
responsabilità che l’ha portata a scavare con puntigliosità nei vissuti, nella
personalità, nella psicologia di Oriana; a cercare un ritmo per sintonizzarsi
con il suo respiro, con le sue pulsazioni più profonde fino a “perdersi”
nell’altra; e ci è riuscita perché tra donne c’è assonanza emotiva, empatia,
complicità in virtù, forse, di un destino comune inscritto negli archetipi del
genere.
Il saggio ha, secondo me, una funzione propedeutica, infatti esso aiuta
ad interpretare, a spiegare, a capire meglio gli scritti della Fallaci e ci
conduce per mano dentro la storia della vita, degli amori, dei dolori, della
morte della giornalista.
L’opera è resa vibrante e appassionata, da quel tocco di femminilità
che imprime anche ad un saggio la levità della poesia. Lo stile sobrio e terso,
il linguaggio non tecnico, ma essenziale, elegante, scorrevole e privo di
sovrapposizioni artificiose stimolano alla lettura e rendono il libro gradevole
come un testo narrativo che tratta di una storia vera, avventurosa e sofferta.
Sorprendenti e nuove sono le foto di copertina che ci mostrano
un’Oriana inedita, affascinante e frivola come una diva di Hollywood.
Questo saggio va letto per la veste grafica chiara e riposante, per il
suo contenuto interessante e perché, in questi tempi di crisi della parola
scritta, non guasta l’esempio di bellissimo italiano di Nicoletta Corsalini.
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Recensione |
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