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Fuori tempo massimo
Fuori tempo massimo, il nuovo romanzo di Luciana Chittero Villani,
è,
soprattutto, una riflessione sulla scrittura. Pur avendo la vocazione a
costruire storie, la giovane "Viviana aveva rinunciato a scrivere". "I personaggi
che un tempo si erano affacciati alla sua mente per giocare... non le parlavano
più. Come se improvvisamente avessero deciso di non rivelare i loro nomi e le
loro storie a un mondo incapace di comprenderli". E da queste parole che occorre
partire per cogliere il senso del libro. Viviana si sente svuotata e "nauseata"
dal contatto con i "narcisismi degli altri scrittori". Il suo destino s'incrocia
con quello di Ildo, un giornalista dal passato glorioso al termine della sua
carriera. Lei, che inizia il suo percorso; lui, che lo ha appena completato, tra
inquietudine, insoddisfazione, paura del vuoto. La trama e l'intreccio sono solo
un espediente di cui l'autrice si serve per introdurre il lettore in un contesto
più ampio, quello del rapporto tra l'esistenza e la sua complessa e improbabile
rappresentazione letteraria. La vicenda si muove intorno a pochi elementi: un
quaderno misterioso; l'accusa di aver commesso un crimine; la verità scoperta
tardi, appunto "fuori tempo massimo"... Perché è proprio questo che accade, oggi pù di ieri, al singolo, quando tenta di misurarsi con gli eventi e con una
realtà sempre pùi angustiata da ostacoli e da pregiudizi.
Luciana Chittero è innanzitutto poetessa e, in quanto tale, conosce bene
l'alchimia necessaria per mescolare, in giusta dose, il silenzio e le parole. La
poesia è ritmo, equilibrio. In essa, come nella musica, le pause hanno peso e
funzione nello 'spartito'. Quella della scrittrice sarda è, infatti, prosa
poetica, misurata, regolata dal principio della 'sottrazione' e cioè della
riduzione del discorso alla sua essenza nuda. Perciò, è lei stessa a sottolinearlo, il lettore non dovrà stupirsi della frequenza degli spazi Bianchi. Servono. Gli
danno la possibilità di modulare, in modo armonico, respiro e pensieri, cuore e
ragione, intuizione e riflessione. Allo stesso modo, non ci si dovrà stupire se,
all'interno della storia narrata, come in una matriosca, viene inserita una
fiaba già pubblicata, La leggenda di Dravella. Luciana Chittero immagina che sia
Viviana a scriverla, il suo alter ego che, sia pure per poco, aveva smesso di
dedicarsi a costruire storie. E' stata una notizia ascoltata dalla televisione a
ridarle entusiasmo e ispirazione. Le ha fatto capire che la realtà, per farsi
scrittura, deve essere adeguatamente trasfigurata.
Un libro sulla scrittura, dicevo, ma anche una riflessione tagliente sul
giornalismo. Basta leggere il dialogo, nelle pagine iniziali del libro, tra Ildo
e il suo editore al momento del commiato: "Sostituirti! Chi potrebbe mai? Tu
hai creato il giornalismo. Tu ne hai fatto la storia"; "Io sono stato sempre un
libero pensatore e continuerò a esserlo"; "Sappiamo che la coerenza stata sempre il tuo punto d'onore. Ma, al giorno d'oggi, la coerenza non paga più. Oggi vince
il camaleontismo. Bisogna essere come i serpenti: saper cambiar pelle al cambio
di stagione". Non c'è bisogno di aggiungere altro. Luciana Chittero, tra detto e
non detto, ha fornito con estrema chiarezza le coordinate e la tensione etica
del suo messaggio.
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Recensione |
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