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Il mio pensiero poetante
Poetessa, abituata
a misurarsi con le arcane melodie del sublime nonché studiosa di teologia,
Daniela Monreale, ancora una volta, da prova dello spessore della sua cultura
e dell'acutezza del suo ingegno. Lo dimostrano le quarantacinque pagine del
saggio da lei dedicato a Veniero Scarselli, uno dei poeti più dirompenti e
visionari della letteratura contemporanea. La lettura del saggio provoca nel
lettore, anche in quello più allenato, una sorta di vertigine: per l'altezza
del tema affrontato, per la forza trascinante del canto di Scarselli, per la profondità dell'analisi della Monreale - sapientemente governata da strumenti
stilistici raffinati e incisivi - e, non certo ultima, per la sensibilità,
l'eleganza e il giudizio con cui Sandro Gros-Pietro, in magistrale sintesi,
gratifica nella sua prefazione gli autori e fornisce al lettore la luce giusta
per avventurarsi in un universo ricco di stimoli etici ed estetici.
Uomo di scienza,
Veniero Scarselli da anni ha iniziato il suo itinerario di viandante in cammino
verso il Mistero, desideroso di varcare la soglia di una ragione che gli ha dato
molto e che tuttavia, col tempo, gli si e rivelata sempre pin carente,
inadeguata a offrire sollievo alla,sete che, giorno dopo giorno, ha cominciato a
crescergli dentro. E inquieto: il suo attraversamento dell'esistenza e meteora;
la morte e minaccia incombente; il senso dell'esserci e nebbia carica di
fantasmi; la vita 6 ingiustizia, prevaricazione, dolore; la comunicazione e
malata, minata nelle radici. E lui deve comunicare, innanzitutto. Consapevole
che nessuno ci conosce più di noi stessi, decide (in un saggio omonimo,
pubblicato anch'esso da Genesi nel 2011) di illustrare le coordinate del suo
"pensiero poetante". Non è un gesto esibizionistico: la voglia di chiarire e di
motivare le ragioni e le intenzioni sottese al suo canto nascono dal desiderio
di rendere partecipi gli altri, di spianare loro fraternamente il cammino, di
stimolarne lo spirito e la coscienza. Quello narrato da Scarselli e il suo
personale "itinerarium mentis ad Deum", il suo umano anelito a dare giusta
connotazione al principio da cui ,tutto nasce e a cui tutto fa ritorno. E,
procedendo con entusiasmo, in preda a una sorta di eroico furore, coraggioso e
a tratti temerario, o addirittura in preda di una sorta di estatico delirio,
giunge al traguardo. Capisce. Dio non è astrazione fredda, impersonale,
"immobile", e disinteressato E "motore", indifferente e lontano. Dio é madre.
grembo primordiale, alveo protettivo. Non 6 nuovo ci() che dice. Qualche
decennio prima di lui e stato un Papa a dirlo. E molto, molto prima, lo hanno
detto le Scritture che lui ben conosce e che nessun pregiudizio maschilistico potrà mai sconfessare. Lo ha detto anche in Eretiche grida, opera che Giorgio
Barberi Squarotti definisce "terribile e bellissima, di quelle che scuotono a
fondo l'anima e costituiscono un punto di riferimento di poesia e yenta".
Daniela Monreale
conclude la sua indagine sul "pensiero poetante" di Scarselli con una lucida
presa d'atto delle comprensibili e naturali fragilità teoretiche che a tratti
hanno insidiato la difficile impresa del poeta. Ne parla, comunque, come di una
peculiarità più che di un limite. Scrive, infatti: "Se dunque anche l'immagine
del Dio femminile si rivela fragile alla disanima del pensiero, perche sottende
bisogni e recuperi infantili, risulta alla fine però pin plausibile e più
credibile all'interno della logica esistenziale. In questo paradosso della divinità materna fiorisce dunque tutto il mistero dell'abbandono a Dio". Un
giudizio impeccabile, ben motivato, stimolante per il lettore e giustamente
gratificante per un poeta destinato a durare e, ne sono convinto" a essere
recuperato da una critica sempre pin distratta, troppo attenta ai soliti noti,
poco coraggiosa nel confrontarsi con ciò che esula dai paradigmi rassicuranti e
obsoleti a cui si ostina, ancora oggi, ad obbedire.
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Recensione |
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