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Paesaggi & Figure
“Riveduta e accresciuta”, è stata di recente ristampata, dalla Tecnoprint,
l’opera Paesaggi e Figure di Franco Orlandini, docente a riposo, poeta e
saggista. Il volume è impreziosito da disegni realizzati dall’autore, per
sottolineare, anche con la pittura, i punti chiave della sua visione del
mondo. La copertina con “Nubi sulle alture”, ad esempio, è metafora di una
delle dimensioni più forti del messaggio veicolato dal libro: l’ascensione
alla vetta è disturbata da nuvole che, sottraendo spazio alla luce, la
rendono ancora più difficile. Confermano l’assunto le altre tavole:
“Autoritratto giovanile”, “Autunno”, “Giornata d’inverno”, “Colline a sera”,
“Crepuscolo sul mare”, “Autoritratto, nella morte della madre”.
Orlandini rievoca i momenti salienti della sua formazione:
“l’inquietudine, “la paura del nulla” e la scoperta della “poesia”, capace
di dargli “ore di furore appagante, di esaltazione, di sublimazione”; le
esplorazioni in biblioteca, “al seguito dei Grandi del passato” che, avendo
raggiunto “la città collocata sul monte”, erano diventati un punto di
riferimento per quanti bramavano certezze; la scoperta di Papini con il
quale impara a condividere “la repulsione per la quotidianità, in particolar
modo di quella cittadina, per tutto ciò che ha di asfissiante, di banale, di
falso, di artefatto…”; l’interesse per Apollinaire, “per quel suo continuo
oscillare tra ordine e avventura”; la collaborazione con Carmine Manzi e
Italo Rocco; l’incontro con il pensiero di Silone che “auspicava la
riconsacrazione dell’uomo e il risveglio della religiosità”…
Muovendosi con occhio esperto tensione etica e creatività, tra “paesaggi
e figure” e cioè tra scenari emblematici e personaggi significativi, Franco
Orlandini ricorda ancora: i tedeschi in ritirata, le campane del 25 aprile
del ’43; le conferenze di Fiumi, Bo, Bargellini… mirate a smuovere il “clima
letterario stagnante” della “provincia”; la “scuoletta su un’altura, in un
villaggio isolato; la fine della Neoavanguardia; il sessantotto; la tragedia
di Moro …
Le ultime pagine sono dedicate a una “visione escatologica”, aperta alla
speranza e alla luce, frutto di un credo costruito sul campo, giorno dopo
giorno, in perenne ricerca di certezze adatte a dare senso e dignità
all’umano cammino. Scrive, infatti, Orlandini: “Non avranno valore i
progressi della scienza e della tecnica, pur strepitosi, ma che si sono
rivolti, tante volte contro l’uomo stesso. Avrà valore… il perfezionamento
nella sfera spirituale e umana; per l’instaurazione di un mondo di giustizia
e di pace, e anche di fraternità nel segno dell’origine comune e del comune
destino”.
Il libro di Franco Orlandini convince: invita a riflettere e a
interrogarsi. E lo fa con un linguaggio elegante, comprensibile e in piena
sintonia con la sostanza del libro.
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Recensione |
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